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Capitolo 0: Prologo, la fine e l'inizio

(Partecipo al contest Estivo 2025 di dike-maat)

L'inferno, un luogo dove le anime malvagie venivano spedite e condannate ad un'eternità di sofferenze, obbligate a vivere in mondo dove non esistono diritti né doveri, solo oscurità e disperazione. Vi era una sola regola in quel buco oscuro: comanda il più forte.

Quell'abisso ululante ospitava ogni genere di essere, da mostri mitologici come Troll, Ogre od Oni, a Dei caduti in digrazia e Demoni di ogni genere. Fra le miliardi di diverse creature che abitavano l'inferno, un nome faceva tremare perfino il Dio più spavaldo e temerario, quello di Almodeus, demone della paura e Absolute Overlord.

Nessuno in quella landa desolata lo avrebbe mai sfidato, neanche se avesse voluto una condanna a morte firmata con tanto di dedica. Almodeus non era solo un mostro fra i mostri, lui li dominava. Un essere capace di distruggere intere concezioni solo con la sua mera esistenza. Fin quando lui sarebbe esisto, la pace non avrebbe mai potuto regnare, né all'inferno, né nel resto della realtà, andava messa la parola fine a quella storia, ora e per sempre. Ma anche fra i più valorosi si attanagliava il dubbio, riassumibile in una sola ed unica domanda:

Chi avrebbe potuto fermalo?

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Gli zoccoli del pegaso avanzavano a passo leggero sulla terra arida e desertica, dando l'impressione che il cavaliere che lo cavalcasse fosse in visita di cortesia. Poco probabile, visto che era alla guida di diecimila cavalieri angelici, bardati da capo a piedi con armature scintillanti e vessilli sacri spiegati come vele.

"Angeli! Manca poco!"

Gridò il cavaliere in testa alla formazione, notando una costruzione prendere forma in lontananza.

Era una torre alta più di 300 metri, con una gigantesca A rossa inscritta in un cerchio del medesimo colore al centro di essa. Davanti alla colossale costruzione non vi era niente, se non una landa desolata, con vari paletti posizionati qua e là, su alcuni vi erano delle teste mozzate, su altri delle armature o armi.

Non era solo una landa desolata, era un cimitero.

"Capitano Ragurel, è quella?"

Domandò uno dei soldati, avvicinandosi al comandante dell'armata, il Capitano Ragurel, Arcangelo della giustizia.

"Sì, è proprio lei..."

Gli rispose freddo, osservando la torre farsi sempre più grande.

"È la Fear Tower!"

La Fear Tower, nome poco originale, ma non per questo da sottovalutare. Era la base operativa, nonché dimora, di Almodeus, demone della paura e Assoluto sovrano di quelle terre. Ovviamente loro erano lì senza un invito.

"Capitano!"

"Sì? Cosa c'è Ko'ach?"

Dall'ala destra sì udì un grido e un robusto cavaliere si avvicinò a Ragurel, si trattava di Ko'ach, l'Arcangelo della forza ed uno dei sette leader della spedizione, insieme allo stesso Ragurel. Si erano divisi lungo l'intera formazione per rispondere più efficacemente ad eventuali imboscate, ma non ve ne erano state.

"Gli scout sono tornati, pare che non ci sia nessuno appostato nei dintorni!"

"Bene, questo vuol dire che raggiungeremo la Fear Tower a breve."

"Se mi è concesso chiedere, è una mossa saggia? Il paradiso ha provato da secoli ad eliminarlo, ma nessuno ci è mai riuscito..."

Ragurel strinse le redini del proprio cavallo e diede uno sguardo pieno di disgusto al commilitone, come se avesse appena detto una bestemmia.

"Siamo i nuovi 7 Arcangeli! Se non lo fermiamo noi, chi vi penserà? I Peccati Capitali? Ma non farmi ridere! Quelli hanno paura di lui tanto quanto noi!"

"Magari potremmo liberare la Regina del Caos, lei magari..."

"Ma ti è andato di volta il cervello?! Ci è voluta la forza congiunta di paradiso e inferno per intrappolarla e non la libereremo così che possa affrontare un altro mostro come lei!"

"Lo so, Ragurel!"

Rispose a tono Ko'ach.

"Ma lei potrebbe aiutarci a risparmiare molte vite!"

"Che poi farebbe fuori personalmente! No! Non la libereremo! Scegliere il male minore equivale sempre a scegliere il male e noi non abbiamo questo lusso! Noi siamo i 7 Arcangeli! Siamo la giustizia, la forza, la guardia, la fiducia, la salvezza, la grazia e la condanna! Non ci è concesso sbagliare!"

Le parole dure del Capitano zittirono Ko'ach, che annuì sconfitto. Ragurel provò dispiacere per essersi sfogato verso un suo commilitone e cercò di calmarsi prendendo profondi respiri, ma non ci riusciva, per lui quella non era solo una battaglia per la giustizia, era uno scontro personale.

"Senti, mi dispiace se ho gridato, è solo che..."

Ragurel si zittì di colpo alla vista di uno dei paletti di cui era disseminata la landa desolata che stavano attraversando.

"Capitano? State...Oh..."

Il suo commilitone provò a scuoterlo, ma si fermò quando seguì il suo sguardo fino a giungere ad un'armatura bianca impalata, sporca di sangue raffermo e con vari punti infranti.

La riconobbe subito dal grande maglio che vi era posato accanto. Quella era l'armatura di Raguel, padre di Ragurel e Arcangelo della giustizia precedente. Era morto anni prima nella spedizione per eliminare Almodeus, come tutti gli Arcnageli della generazione antecedente alla loro.

Mosse la testa verso il Capitano, che stava osservando i resti della corazza. Era stoico in volto, ma da come stringeva aggressivamente le redini del cavallo, era evidente che avrebbe voluto gridare a squarcia gola.

Deve essere dura per lui...Non riesco neanche ad immaginare la sua sofferenza in questo momento.

Lo ammirava; c'è ne voleva di coraggio per comandare diecimila angeli verso l'essere più pericoloso conosciuto. Era ovvio che fosse mosso da un sentimento di vendetta, ma non ne era accecato, avrebbe comunque fatto giustizia, con il cuore o con la spada.

"È tutto troppo tranquillo..."

"Avete ragione, Capitano."

Ragurel si girò di scatto verso uno dei propri sottoposti, uno scudiero di cui neanche ricordava il nome.

"Richiama gli altri Arcangeli! Non credo che ci possano tendere un imboscata in un campo aperto..."

"Agli ordini, Capitano!"

Veloce come un fulmine, lo scudiero galoppò controcorrente, raggiungendo gli altri comandanti della spedizione, disseminati per tutta la formazione.

Il primo ad arrivare fu un robusto omaccione dotato di uno scudo sacro grande quanto lui. Era Michmar, Arcangelo della guardia.

Poco dopo accorse una donna dai lunghi capelli dorati e gli occhi azzurri, si trattava di Emun, Arcangelo della fiducia. Fu seguita a ruota da un'altra donna, questa aveva occhi e capelli argentati, un po' più corti rispetto alla precedente. Si trattava di Yeshu'a, Arcangelo della salvezza.

Infine, arrivarono in coppia gli ultimi due membri dei 7. Un anziano dai capelli bianchi e dal pizzetto e una donna giovanissima dai capelli neri. Erano Hesed, Arcangelo della grazia e Hoka'a, Arcangelo della condanna.

Eccoli tutti riuniti, in testa ai diecimila angeli, pronti a dare la vita per portare a termine la missione: fermare Almodeus.

"Però! Non male come torre! Secondo voi possiamo tenerla dopo che l'abbiamo ucciso?"

Domandò Hoka'a, ridendo leggermente.

"No! La faremo crollare e la ridurremo in pezzi!"

Gridò irritato Ragurel, facendo avanzare il pegaso.

"Ehi! Calmati, ok? La mia era una battuta!"

"Non dovresti scherzare! Stiamo per andare contro un demone che ha ucciso più di venti generazioni di Arcangeli! Ha ucciso i nostro genitori, i nostri nonni e così via! Perché sei così immatura?!"

Lo sfogo di Ragurel sorprese i restanti Argangeli, che gli diedero un'occhiata di biasimo. Lo comprendevano, ma non era il modo di parlare fra commilitoni. Il Capitano sbuffò e schioccò la lingua, avanzando e lasciandosi dietro gli altri.

"Da quando suo padre è morto è diventato un bastardo..."

"Le parole Hoka'a! Rimane il nostro Capitano!"

"Non tediarmi, Michmar! Sentite...Io lo capisco, ok? Anche noi abbiamo perso molti cari per colpa di Almodeus! Ma non potete dirmi che sono l'unica a credere che tutta questa sia una follia!"

"Non sei l'unica...Anch'io credo che non abbiamo speranze contro un demonio del genere."

Si intromise Hesed, massaggiandosi il lungo pizzetto.

"Allora perché siete venuti?"

"È molto semplice, mia cara Emun! In quanto Arcangeli è nostro dovere portare la pace, perfino in un luogo marcio come l'inferno..."

"Io sono qui perché, se non fossi venuta, sarei probabilmente diventata un'esclusa a casa! Immaginate i titoli sul giornale! Hoka'a, Arcangelo che non va in guerra con gli altri e non muore inutilmente!"

Ci fu una piccola risatina generale. Hoka'a era la migliore nel sollevare il morale.

"Ahahaha! Hai ragione!"

Commentò Yeshu'a, grattandosi la nuca.

"Ehi, voi! Volete fare i seri?! Siamo quasi arrivati!"

Li rimproverò Ragurel, con sguardo truce. Più si avvicinavano alla Fear Tower, più il suo umore peggiorava.

"Scusateci, Capitano...Noi, ecco..."

Mugugno Ko'ach, abbassando il capo.

"Vedete di concentrarvi, oppure..."

La terra iniziò a tremare senza preavviso, provocando il panico fra gli angeli.

"Cosa diavolo succede?!"

"Capitano! Guardate là!"

Lo sguardo gli Arcangeli si levò su un'enorme colonna di fuoco sorta in lontananza. Due gigantesce ali di drago sputarono fuori dal fuoco e con un poderoso battito lo spensero del tutto, rivelando la creatura celata al suo interno.

Era un colossale drago, in posizione eretta. Aveva tre corna sulla testa ed una coda aguzza come una spada, senza contare le possenti braccia con mani artigliate.

"Quello è Atlas, L'Arcidemone drago rosso!"

Gridò stupito Hesed, spalancando gli occhi in sorpresa e paura.

"L'ho già sentito...Yeshu'a! Dammi subito informazioni!"

"So che è un mostro di alto livello, compreso fra l'80 e il 90. In passato è stato affrontato da alcuni Arcangeli! Sono riusciti ad ucciderlo, ma...Ci furono parecchie vittime"

Il resoconto della donna non era una buona notizia. Quel mostro era potentissimo, uno dei più potenti che l'inferno disponesse, ed era al servizio di un mostro ancora più pericoloso.

Alcuni mostri erano unici, ossia ne esisteva solo uno. Invece altri, come Atlas, potevano essere evocati in più copie, ognuno con la propria personalità e ricordi.

"Non ci reputa degni..."

"Cosa? Chi?"

"Almodeus! Non ci reputa degni di affrontarlo e ci manda contro una stupida lucertola! Maledetto!"

Guidato da una furia cieca, Ragurel sguainò la spada e obbligò il suo cavallo a caricare verso Atlas.

"Ma che fa?! Si farà ammazzare!"

"Seguiamolo, forza!"

Senza perdere tempo, l'intera armata iniziò a muoversi verso il drago, ma vennero presto fermati da un'altra scossa.

"Che succede ora?!"

"Arriva il comitato di ben venuto!"

Mentre Ragurel caricava Atlas sensa pudore, il suo esercito fu bloccato da un'armata di non-morti generati dal terreno.

"Scheletri di basso livello? Ci sta davvero sottovalutando!"

Ruggì Ko'ach, sguainando il proprio maglio. Diede un colpo di redini al suo cavallo, che iniziò a galoppare verso l'esercito nemico, travolgendolo con un foga senza precedenti.

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Mentre il resto della sua truppa combatteva l'armata non-morta, Ragurel e il suo pegaso avevano raggiunto il dragone. Vibrò la spada e tentò di colpirlo alla gamba, ma il colosso mosse la coda e lo respinse.

"Tu non mi fermerai!"

Ruggì l'Arcangelo, stringendo la propria spada e alzandosi in volo con l'aiuto del pegaso.

"Sei solo un idiota..."

Tuonò il dragone.

"Anche se mi uccidi, il finale della storia non cambia...L'Assoluto vincerà anche questa volta! Come sempre!"

"No! Mi rifiuto di accettarlo!"

Guidato dall'ira, Ragurel caricò il drago. La sua spada iniziò a brillare di energia sacra.

"Justice Slash!"

Vibrò l'arma e un fascio di luce si diresse verso Atlas, che incassò di petto, rispondendo con un pugno infuocato.

"Forza Potere Assoluto!"

Il colpo connesse in pieno con Ragurel, uccidendo il suo pegaso e scagliando l'angelo a decine di metri di distanza, facendolo ruzzolare a terra come un cane bastonato.

"Siete solo feccia! Non vi permetterò di avanzare oltre!"

Tuono il drago, sparando una fiammata verso Ragurel.

"Capitano!"

"Rocca Divina!"

Con un balzo eroico, Michmar si mise fra Ragurel e il fascio di fuoco, bloccandolo con il proprio scudo.

"L'Assoluto non mi perdonerà un ritardo, devo sfoltire le vostre schiere..."

Atlas puntò l'artiglio verso l'esercito angelico.

"Hell Fire!"

Un enorme meteorite apparve un cielo, attraversando le nuvole. L'armata sacra potè solo osservare sbalordita, quando quel colossale macigno infuocato si schiantò contro di loro, decimando le forze in campo.

Ci fu un enorme esplosione, che scosse l'intero campo di battaglia. Il numero di cadaveri non si poteva contare, superava la capacità di calcolo umana.

"No...No! Nooooo!"

Ragurel si buttò a terra in lacrime, nel vedere i propri alleati morire per colpa sua. Se avessero caricato tutti insieme, magari le cose sarebbero andate diversamente.

"Capitano, dobbiamo ritirarci!"

"No! Non ci ritireremo! Uccideremo quel drago e poi uccideremo anche Almodeus! Raduna gli altri! Non tollererò più perdite!"

Michmar obbedì contro voglia e riuscì a radunare tutti gli altri Arcangeli, intenti a curarsi le ferite.

"Cosa facciamo, Ragurel?"

"Lo uccidiamo!"

"E come?!"

"Seguite quello che faccio io!"

Detto ciò, l'Archangelo afferrò la propria spada e la raccolse da terra. I suoi occhi rossi puntavano Atlas e non lo avrebbero lasciato fino a quando non sarebbe morto.

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Atlas osservò i nemici riorganizzarsi e sorrise. Non avevano speranze contro di lui. Iniziò ad avanzare lentamente verso di loro, schiacciando tutti i non-morti sulla sua strada.

"Arrenderevi e vi darò una morte indolore!"

"Questa è la nostra risposta: già mai!"

Ragurel sguainò la spada e guidò la carica verso il dragone, che rispose con una fiammata dalle fauci.

"Scudo Divino!"

Ancora una volta, il colpo fu bloccato da Michmar, consentendo agli altri di arrivare alle gambe di Atlas.

"Root of Evil!"

Grazie alla propria bilancia spezzata, Hoka'a evocò delle radici oscure dal terreno, che bloccarono la gamba sinistra del drago.

"Root of Good!"

Con la sua parte di bilancia, Hesed fece la stessa cosa, evocando però delle radici sacre, impossibilitando il drago all'uso della gamba destra.

"Voi piccoli..."

"Ehi! Io sono qui, idiota!"

Ko'ach sguainò il proprio maglio e caricò Atlas, balzando verso di lui.

"Sei solo un insetto! Forza Potere Assoluto!"

Il dragone incendiò nuovamente il proprio pugno, preparandosi a colpire il suo avverarsario.

"Strenght Above All!"

Forte della sua abilità principale, Ko'ach fece scontrare il proprio maglio con il pugno del drago, creando una situazione di stallo

"Non resisterai a lungo!"

Atlas aveva ragione, se le cose non fossero cambiate, Ko'ach sarebbe stato eliminato sicuramente.

"A differenza tua, io non sono solo!"

"Uh?"

Mentre i due erano impegnati in una gara di forza, Yeshu'a ed Emun si lanciarono contro le ali del dragone con le loro rispettive armi.

"Grace Kiss!"

"Holly Trust!"

Le grida del drago si udirono per tutta landa. Le sue maestose ali erano state bucate e rese del tutto inutili per il volo.

Fu un duro colpo al suo orgoglio, ora era davvero infuriato.

"Vi ucciderò tutti!"

"Non oggi, Atlas!!!!"

Ragurel si lanciò verso il L'Arcidemone drago rosso, puntando alla testa.

Con un braccio bloccato da Ko'ach e l'altro troppo lontano, non sarebbe riuscito a bloccare l'attacco dell'Arcangelo, o almeno così credeva Ragurel.

"Absolute Fire!"

Il collo del drago si accese e una fiammata devastante uscì fuori dalla sua bocca, investendo Ragurel in pieno. I suoi compagni osservarono con orrore il loro Capitano venir travolto da un fuoco capace di distruggere interi paesaggi.

La sua armatura gli si sciolse sulla pelle, facendolo gridare dal dolore, ma non mollò la presa sulla spada e continuò ad avanzare verso il drago.

"Impossibile!"

"Divine...Justice!"

Con un colpo preciso, Ragurel vibrò la spada e aprì il collo della creatura, piantandogli la lama nella trachea.

Atlas iniziò pian piano a sparire, ormai sconfitto.

"Questo...Non cambia niente!"

Tuonò il dragone, mettendosi una mano sul collo.

"Lord Almodeus, perdonatemi!"

Con quell'ultimo grido, Atlas smise di muoversi, per poi sparire del tutto, facendo cadere a terra la spada di Ragurel.

"C'è l'abbiamo fatta!"

Esultò Emun.

"Già..."

Sorrise Ragurel, cadendo a terra stremato.

"Aspettate, Capitano!"

Yeshu'a lanciò un incantesimo curativo di ottavo livello, rigenerando la maggior parte delle ferite del soldato. Rimaneva in condizioni gravissime, ma non sarebbe morto.

"Non è finita..."

Borbottò il Capitano, osservando l'armata non-morta davanti a loro. L'esercito angelico era stato ridotto a meno di 2000 soldati e non sarebbe sopravvissuto contro una quantità così elevata di morti viventi. Dovevano ritirarsi...

Ma era troppo tardi.

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Dalla cima della Fear Tower partì una piccola luce rossa, che salì verso il cielo per poi cadere come una meteora sul campo di battaglia, generando un'onda d'urto così potente da eliminare la gran parte dei non-morti e cavalieri angelici presenti nel suo raggio d'azione.

"Eccolo...È arrivato!"

Ragurel si alzò in piedi, osservando l'essere che era appena sceso sul campo di battaglia. Afferrò immediatamente la propria spada, ancora sporca del sangue di Atlas. Osservò ora la sua spada ora il nuovo arrivato, preparandosi mentalmente all'imminente scontro.

Era alto più di tre metri e mezzo, vestito con un'abito nero e un cappello a cilindro dotato di bocca ed occhio gli siedeva sulla testa. La sua pelle era grigia, tranne che sulla mano destra, la quale brillava di un energia rossa demoniaca. I suoi occhi erano bicolore, quello destro era cremisi con retina nera, mentre l'altro era corvino. Quello che più salvata all'occhio di quella creatura era il simbolo che aveva al centro del petto: una A rossa inscritta in un cerchio del medesimo colore. Era la stessa A incisa sulla torre sulla torre, ma con una sola differenza: quella del demone pulsava come un cuore battente.

"C-Cpitano...Lui è..."

"Sì, Yeshu'a, è lui! Almodeus! Demone della paura e...Il nostro bersaglio!"

Da quando Almodeus era sceso sul campo di battaglia, tutto si era fermato, nessuno osava fare neanche solo un passo, né gli angeli, né i non-morti. A rompere quel momento di stallo fu Ragurel, che gridò a squarcia gola:

"Finalmente ti decidi ad affrontarci bastardo! Cos'è? Avevi paura?!"

"..."

Almodeus rimase in silenzio, limitandosi ad osservare i suoi avverarsari.

"Non mi dirai che non ci reputi degni a tal punto da non parlarci neanche!"

"Tu mi sei familiare..."

Il tono del demone era distaccato, come se stesse parlando con sé stesso. Era evidente che non vedeva Ragurel e gli altri come dei nemici, non erano abbastanza pericolosi per essere considerati tali. Li stava trattando come se fossero semplici contrattempi.

"Ovvio che lo sono! Mi chiamo Ragurel! Arcangelo della giustizia! Sono qui per mettere fine al tuo regno di terrore! Alla tua tirannia e alla..."

"Mi ricordi tanto tuo padre...Sei noioso quanto lui!"

"Cosa? Che hai detto?"

Quel commento fece scattare qualcosa nell'Arcangelo. Fece qualche passo avanti, stringendo a sè la propria lama sacra.

"Tu morirai! Oggi stesso!"

Raguel caricò Almodeus a spada tratta.

"Sei patetico..."

Il demone si limitò a muovere la mano, come per dare uno schiaffo ad un moccioso. Ragurel venne scagliato al punto di partenza, spezzando in due la spada sacra dell'Arcangelo come se fonde fatta di carta pesta.

"Capitano!'

Yeshu'a si portò subito al soccorso del compagno, facendo piovere incantesimi curativi.

"Ormai non puoi fuggire, Almodeus! Sei circondato!"

Gridò l'Arcangelo, rialzandosi a fatica. Aveva perso la spada, ma non la voglia di lottare.

"Pfff..."

"Uh?"

"Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaha"

Le risate sadiche prive di contentinento del demonio si udirono su tutto il campo di battaglia, sorprendendo i presenti. Normalmente il fenomeno della risata era contagiosa, ma in quel momento, stava ridendo solo lui.

Le risate si fermarono di colpo, Almodeus rimase bloccato con la bocca aperta e la testa inclinata verso l'alto.

"Scappare? Chi? Da che cosa? Dove?"

Un energia oscura iniziò a generarsi attorno al demone, mentre il suo viso si contorceva, passando da un sorriso ad un espressione distorta e terrificante.

"Ma soprattutto...PERCHE?!!!"

Il campo di battaglia venne invaso da un'energia senza pari. Le teste dei soldati angelici iniziarono a scoppiare come palloncini, una alla volta.

"Avete osato venire qui a disturbarla! L'avete fatta piangere! Come avete osato? Come avete osato?! La morte non è abbastanza per voi! Vi riserverò il mio trattamento peggiore!"

L'oscurità si fece dominante. I 7 Arcangeli, ormai rimasti soli, rimasero paralizzati dal terrore. Avevano fatto adirare qualcuno che nessuno avrebbe mai dovuto far arrabbiare.

"Voi cesserete di esistere qui e adesso! Ma le vostre anime soffriranno in eterno!"

Santi, criminali, mostri, angeli, non aveva nessuna importanza. Ora era chiara una delle grandi verità del mondo...

La paura non aveva pietà per niente e nessuno.

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Almodeus posò l'elmo insanguinato di Raguel su un paletto, accanto a quello dove era posta un'altra corazza angelica. Prese la spada dell'Arcangelo e la riparò con un incantesimo, per poi darla ad un non-morto nelle vicinanze.

"Portala nella stanza dei cimeli, trovagli un posto"

Lo scheletro annuì e si allontanò, lasciando Almodeus da solo.

Il demone rientrò nella torre a passo svelto, camminando per i silenziosi corridoi, fino a fermarsi di colpo al centro di uno di essi. Dei bagiti di una bambina potevano essere uditi dalla stanza alla sua destra.

Dentro ad essa, su un letto matrimoniale, siedeva una donna dai capelli rossi, davanti a lei era posizionata una culla, che stava venendo dolcemente dondolata, nell'intento di far smettere di piangere la bambina all'interno.

La donna sospirò, visibilmente stanca. Si portò le mani agli occhi e se li massaggiò, tirando un altro sospiro stremato. Nonostante l'apparenza umana, era un demone o, per meglio dire, una peccatrice, un'anima mortale trasformata in un demonio dopo la sua morte.

Anche la bambina nella culla era un demone, aveva la pelle rosa scuro, tendente al grigio, e la mano destra rossa. Il suo occhio destro, chiuso per le lacrime, era rosso come i capelli della donna che le stava muovendo la culla.

In quel momento, il portone della stanza di aprì ed Almodeus vi entrò, pulendosi via alcune macchie di sangue dall'abito. Invece di spaventarsi alla vista dell'oscura presenza, la donna sorride e lo invitò ad avvicinarsi, con un movimento stanco della mano.

"Finalmente sei tornato, tesoro! Almodea non la smette più di piangere..."

"Mi dispiace..."

Almodeus si sedette accanto a lei sul letto, mettendole una mano sulla schiena, massaggiandogliela leggermente.

"Quegli angeli hanno fatto un bel casino, l'hanno svegliata, dopo tutte le ore che ci ho messo per farla calmare!"

"Tranquilla tesoro, me ne sono occupato io, come al solito"

"Grazie, cosa farei senza di te..."

Chiunque avrebbe pensato che la donne fosse una schiava o una servitrice, invece era nient'altri che la moglie di Almodeus, chiamata C. La neonata piangente nella culla era la loro unica figlia, Almodea. In pochi sapevano questo segreto, ossia che l'essere più temuto dell'universo viveva recluso nella sua torre con una famiglia "normale".

C tirò un gorsso sbadiglio e si stiracchiò, appoggiandosi al demone accanto a lei, in cerca di supporto fisico.

"Che stanchezza..."

"Vuoi dormire? Ci penso io ad Almodea"

"Grazie, è tutto il giorno che strilla! Normalmente non è un problema, ma ho dormito malissimo questa notte, sono a pezzi!"

"Riposati pure..."

Almodeus le diede un rapido bacio sulla fronte e la face stendere sul letto.

"Ci penso io qui..."

"Mhh...Ok"

Come colpita da un incantesimo, C si addormentò appena toccò il suo lato del letto matrimoniale. Era esausta, il parto era stato difficile e badare ad una neonata come Almodea non era per nulla facile.

Almodeus sospirò e spostò lo sguardo verso la bambina piangente.

E ora che faccio?

Era un demone potentissimo, la paura in persona, la fine di tutte le cose, un essere che aveva ucciso più persone di quanto lui stesso si ricordasse, ma non era mai stato un padre, si era appena abituato ad essere un marito amorevole, aveva appena imparato come soddisfare la propria moglie, sia nel letto che fuori. Era tutto nuovo per lui, era stato secoli da solo con i propri sottoposti robotici o non-morti, non aveva mai riempito biberon, cambiato pannolini e sicuramente non sapeva come far smettere di piangere una bambina di pochi mesi d'età.

"Hem...Dai piccolina, calmati. Cosa hai? Fame? No...La mamma ti ha già dato da mangiare poco fa..."

Provò a grattargli la guancia con una delle sue dita artigliate. Inaspettamente, la bambina sembrò calmarsi di colpo.

"Brava, non piangere, fai riposare la mamma e..."

La bambina gli morse il dito.

"Uhhh...È normale come cosa?"

La poppante iniziò a ridere, mordendo ancora di più il ditone del padre, con le sue gengive sdentate, come se fosse una carota.

"Non ne sono sicuro, ma finché non piangi, a me sta bene..."

Strap!

"Mh?"

Con un movimento veloce, la bambina strappò il dito del demone, continuando a giocarci come se niente fosse.

"Ehm..."

Almodeus non sapeva cosa dire, era una cosa normale? Non ne aveva idea, ma il suo intuito gli diceva di no.

Osservò il proprio dito mozzato ed iniziò a ridere insieme a sua figlia. La bambina aveva già ereditato parte della sua forza, probabilmente avrebbe potuto strappargli un intero braccio se glielo avesse lasciato.

"Meglio dirlo a mamma quando si sveglia, che ne dici?"

Il dito amputato iniziò a rigenerarsi. Almodeus poteva rigenerare qualunque ferita, ma sua moglie no, era abbastanza debole rispetto alla media infernale. Trovò divertente l'idea che la loro bambina fosse un teorico pericolo per l'esistenza stessa a soli pochi mesi d'età, era proprio sua figlia. Ne era felice, ma allo stesso tempo leggermente preoccupato. Avrebbe dovuto tenere d'occhio la moglie ogni volta che stava con la loro bambina, per evitare che quest'ultima lasciasse un incantesimo capace di distruggere mezzo mondo.

Tornò ad osservare la piccola, che stava ancora giocando con il suo dito. Non riuscì a trattenere un sorriso.

Almodeus era sempre stato un sovrano Assoluto, che aveva pensato solo a sé stesso, ma adesso non poteva più farlo. Doveva occuparsi della sua amata moglie e della loro piccola figlioletta.

La paura era egoista, arrivava quando voleva e faceva i suoi comodi, senza rendere conto a nessuno. Aveva sempre cercato la propria felicità, a discapito di quello altrui.

Ora aveva uno scopo diverso. Cercare la felicità della sua famiglia.

"Ti piace proprio il mio dito, eh?"

"Da-Da!"

Spalancò gli occhi. Nonostante non avesse ancora i primi dentiti, stava già provando a parlare.

"Si vede che sei una demone, sei già avanti, eh eh!"

Il demone si mise a ridere, massaggiando la testa alla piccola con affetto.

"La mia piccola macchia d'inchiostro. Difenderò il tuo sorriso, Almodea. Papà ci sarà sempre per te."

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Diciotto anni dopo, in un mondo completamente diverso, tre figure si ritrovarono in un cimitero, pronte ad iniziare una sorta rituale. Una volta che questo fallì, erano tutti morti, impossibilitati a comprendere che cosa vessero scatenato.

Avevano evocato la paura nel loro mondo e non solo lei.

Era arrivato un nuovo male.

Era arrivato un nuovo bene.

Era arrivato un nuovo malvagio.

Era arrivato un nuovo eroe.

Era arrivato...Un nuovo Overlord.

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