Capitolo 1 (non officiale)
Nemo Lovelace stava camminando per la grotta di KuraiNazo da ormai qualche ora, i capelli neri prima così in ordine adesso pieni di polvere. Alcuni suoi contatti gli avevano comunicato di un'energia che sembrava simile a quella delle tecnologie che utilizzava lui. Forse, ma forse, sarebbe riuscito a tornare a casa?
Mentre pensava, fu distratto da una forte rumore dietro di lui e percepì un grande massa di vento che si spostava. Un sassolino lo colpì in volto, ma non fu quello a farlo paralizzare, bensì la donna dai lunghi capelli neri come la pece che si vide passare davanti.
Era una creatura di fattezze umane, certo, con i lunghi capelli scuri e gli occhi dello stesso colore, ma emanava un'energia... l'unico aggettivo che veniva in mente a Nemo in quel momento era "Oscura".
Ma, così come era arrivata, la donna sparì nel nulla, lasciandosi dietro solamente un alone misterioso, che non prometteva nulla di buono.
Nemo continuò a camminare, stavolta più attento e vigile. Tutti i suoi sensi gli gridavano di tornare indietro, di uscire dalla caverna e non rientraci mai più, ma il desiderio di tornare a casa, la voce nel profondo del suo animo che gli continuava a ripetere che forse, alla fine di quella grotta, ci fosse un modo per tornare nella sua terra, lo fecero andare avanti, la sua candela ancora viva nelle sue mani.
O almeno, questo durò fino a che una lama la spense, passandoci sopra con un sibilio...
*
Kivma era appostata sul soffitto della grotta, attendendo che il suo obbiettivo passasse di nuovo. Era stata incaricata di catturare una certa Ilysja da una sua vecchia conoscenza, a cui a quanto pare interessava la sua abilità magica.
Ad un certo punto, Kivma sentì un grande movimento d'aria e seguì la figura in nero che correva per la caverna, ma la perse di vista prima di poterle tagliare quel suo bel collo.
In compenso, però, vide una luce di candela. Silenziosa come un ratto, Kivma gattonò sul soffitto, ringraziando nella mente sua madre per le scarpe aderenti che le aveva forgiato, ed arrivò di fronte alla luce.
Con uno scatto felino, Kivma sguainò il suo stocco e lo puntò alla gola della figura che reggeva la candela, spegnendone la fiamma con la lama. Ma non si trovò a guardare la ragazza che stava cercando, bensì un uomo dai corti capelli neri, una barba poco curata ed un occhio meccanico, pieno di ingranaggi che sono una fabbra come sua madre avrebbe potuto capire.
Kivma e l'uomo si guardarono negli occhi per un attimo prima che lei allontanasse la punta del suo stocco dalla gola dell'uomo, dicendo in tono serio mentre lo rinfoderava: "Faresti meglio ad andartene, umano. Questa caverna non è posto per te."
Kivma fece per andarsene, quando l'uomo la richiamò, chiedendo: "Aspetta, tu chi sei?" Kivma gli scoccò uno sguardo appuntito come le sue frecce e gli rispose, indossando Umbra e sparendo nel vuoto, solo le sue parole a memoria del suo passaggio: "Sono conosciuta come "L'Ombra".
Nemo si paralizzò. L'Ombra, la Sicaria della Giustizia. Si narrava che chiunque venisse attaccato da lei potesse già pensare a come salutare la Chera. Eppure lui era ancora vivo.
Quando il batticuore scomparì, Nemo si ritrovò a pensare che l'elfa aveva detto che la caverna "non era un posto per lui."
Ciò poteva significare molte cose, magari la presenza di qualche entità malvagia, mostro o divinità fuori controllo.
Oppure poteva significare ancora di peggio, ovvero che Nemo, nella sua ricerca di un modo per tornare a casa, avesse dissacrato un luogo antico con la sua presenza.
Prima che potesse pensare ad altre ipotesi, però, una mano fredda , come di metallo, gli si serrò sulla bocca ed un ginocchio lo colpì nello sterno mentre due occhi di un' azzurro artificiale lo guardavano svenire contro la pietra.
*
Artifizia era seduta al centro della grotta, in attesa, il suo caro tomo fra le mani, mentre attendeva il ritorno di Mycelium, l' essere che come lei condivideva l' esperienza di vita dell' avere un corpo artificiale.
La donna aveva sentito che un uomo di un' altra dimensione si sarebbe recato nella grotta. Artifizia pensava (o meglio, sperava) che nel luogo da cui l' uomo veniva ci sarebbe stato il luogo che lei cercava, il luogo dove la luna incontra la terra.
E così aveva mandato Mycelium a prenderlo, dicendogli esplicitamente di essere delicato ma sapendo che non era nel suo stile.
Infatti, come previsto, Mycelium si presentò da Artifizia trascinando l' uomo con l' occhio di ferro dietro di sé come un sacco di patate.
Artifizia sospirò e Mycelium, con la sua voce metallica, chiese, lanciando l' uomo ai piedi della donna pallida senza tanti complimenti: "È questo l' uomo che cercavi, Artifizia?"
Prima che lei potesse rispondere, una voce risuonò dalle ombre, che sembrava provenire dal nulla: "Ancora quel tipo? Allora ho fatto bene a non ucciderlo, vero Arti? Haha!"
Una figura fra le ombre si mosse e Kivma si tolse il cappuccino, avvicinandosi all' uomo con il suo pugnale nella mano sinistra.
Lo studiò con aria giudicante, vedendo come i suoi capelli neri e la sua pelle erano coperti di polvere, probabilmente per colpa del trattamento di Mycelium.
Kivma diede all' uomo con l' occhio di ferro un colpetto con in piatto del pugnale, ma lui non fece una piega.
Kivma si girò a guardare Mycelium, chiedendogli mentre posava il pugnale sulla spalla un maniera non poco scenica: "Hey Myce, non l' avrai mica ammazzato?"
Mycelium, non dopo aver sospirato, rispose calmo: "No, Ombra, é ancora vivo. Almeno, respira, per il resto non sono sicuro delle sue funzioni vitali."
Artifizia sospirò e prese la parola, alzandosi lentamente: "Beh, penso che adesso sia il caso di uscire. Kivma ha detto che Ilysja è scappata, quindi dobbiamo trovarla. Mycelium, per favore, porta l' uomo un braccio con delicatezza."
Mycelium annuì e prese l'uomo svenuto sulle spalle, iniziando a seguire quella che sapeva fosse la strada per l'uscita, pedinato da Kivma, appesa al soffitto grazie ad un incantesimo di Artifizia, e dalla stessa donna di ceramica, che li seguiva con passo felpato.
Ciò che non sapevano era che un ragazzino dagli occhi scuri li stava fissando nell'ombra, con una donna vestita di nero al suo fianco ed un piccolo essere rosato accoccolato sul suo grembo...
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