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▷ sei

Non appena entrai all'interno della scuola accompagnata da Morgan, che mi aveva raggiunta appena dopo aver finito di parlare con mio fratello, i nostri cellulari incominciarono a vibrare.

La seconda sfida a coppie era appena incominciata. E io stavo iniziando a sudare freddo.

Non ero mai stata una ragazza a cui piacevano quel genere di cose.

Non ero mai stata una ragazza che si ubriacava a tutte le feste, anzi bevevo poco e niente. E sì, nonostante non fossi quella gran festaiola, ogni tanto mi piaceva andare a qualche festa e a ballare per un paio di ore con le mie amiche.

Non ero mai stata una ragazza a cui piacevano le follie o fare cose illegali, cosa che in cuor mio, sapevo che quella challenge avrebbe richiesto man mano che passavano i giorni.

E proprio per quello detestavo con tutto il mio cuore le challenges. Ecco perché avevo sperato fino all'ultimo di non venir mai scelta, ma alla fine era toccata anche a me. Purtroppo.

Lessi, con il cuore in gola, in cosa consisteva e solamente dopo, potei rilasciare un sospiro di sollievo. Non era niente di preoccupante, per fortuna.

╔ DAY 𝟸: DOVETE CHIEDERE DI USCIRE A QUALCUNO ENTRO LA FINE DELLA GIORNATA SCOLASTICA ╝

Non potevo crederci. Mi ero fatta così tanto filmini mentali fino ad arrivare a stare male fisicamente e poi alla fine, la sfida di quel giorno era una stupidata?

Appunto. Quella di quel giorno era semplice, ma quelle future? Non potevo abbassare la guardia. Dovevo stare attenta e magari ascoltare con più interesse quello che si spifferavano i nerd quando se ne stavano rintanati in biblioteca.

Ma il problema, anche se poteva sembrare niente di che, era la scadenza della sfida che si era ridotta alla fine della giornata scolastica. Cosa significava? Significava per caso che con l'andare avanti con le sfide, il tempo per poterle completare diminuiva? Era così? Ma erano pazzi o cosa?

E, poi a chi avrei potuto chiedere di uscire?

Magari ad una delle mie amiche, del resto non avevano precisato se per un appuntamento o per una semplice uscita quindi potevo riuscire a salvarmi totalmente per quella sfida.

«Ehilà», una voce femminile gridò dietro alle mie spalle e quelle di Morgan e quando ci girammo, ci trovammo Cassidy in tutto il suo splendore.

Indossava un paio di skinny jeans chiari, una magliettina leggera color rosa cipria e delle all star nere un po' rovinate. E anche vestita così era meravigliosa.

In quel momento mi si accese una lampadina. Avrei potuto chiedere a lei di uscire, magari facendo così sarei riuscita a vedere la foto di mio fratello e James e a scoprire qualcosa in più su Morgan.

«Cassie, usciresti con me?», avevo sentito male o una seconda voce aveva sovrastato la mia con la stessa identica domanda?

Stavamo scherzando? Morgan, con tutte le ragazze della scuola, aveva proprio chiesto alla sua fidanzata di uscire? Non poteva girare a largo e andarsene a quel paese?

Mi voltai fulminea verso quel cretino di Morgan, il quale fece lo stesso girandosi verso di me e in quell'istante ci scambiammo uno sguardo di sfida che creò una certa tensione fra noi due.

Digrignai i denti per la rabbia poi mi voltai verso Cassidy e le mostrai uno sguardo da cucciolo bastonato, magari avrebbe scelto me.

Non gliel'avrei data vinta. Cassidy sarebbe uscita con me e non con lui.

Notai la cheerleader passare lo sguardo da me al suo ragazzo, come se stesse seguendo una partita di ping pong poi sul suo volto comparve un grande sorriso che mi fece sperare fosse per me e non per quel cretino di Morgan.

Senza un motivo preciso, Cassidy mi gettò le braccia al collo e i suoi capelli mi finirono in bocca, facendomi quasi soffocare, dato che avevo inspirato bruscamente per lo sgomento.

Saltellò sul posto, facendomi traballare, un po' come quando indossavo i tacchi alti poi si staccò da me e mi sorrise nuovamente.

Era un modo per dirmi che aveva scelto me? O era un modo per scusarsi perché tanto avrebbe scelto Morgan?

Con ancora gli occhi spalancati per lo shock, la vidi voltarsi verso Morgan e carezzargli una guancia, «Scusa Mojo Jojo, ma penso proprio sceglierò di uscire con Mavs!»

Mojo Jojo sul serio? Oh, che bello... Un soprannome che potrò usare per prenderlo in giro. Mi piaceva come cosa.

Un attimo... Aveva scelto me? Cassidy aveva davvero scelto di uscire con me?

Ero senza parole. E a quanto pare lo era anche Morgan, dato che sembrava uno stoccafisso, imbambolato in mezzo al corridoio con la bocca semiaperta e le sopracciglia alzate verso l'alto.

Sicuramente non si era aspettato un rifiuto da parte della sua ragazza, proprio perché stavano insieme, ma a quanto pare si era sbagliato.

Sembrerò cretina, ma stavo godendo come una matta. Finalmente il karma ― o almeno speravo ― stava girando dalla mia parte.

Morgan Cooper era stato rifiutato dalla sua stessa ragazza. Ed io ero stra mega felice.

«Io e la mia dolce Mavs ci divertiremo un mondo a prepararci per la festa di stasera, vero?», sbatté le sue lunghe ciglia verso di me, avvolgendo poi un braccio intorno alla mia vita e facendomi tornare coi piedi per terra.

"Mia dolce Mavs"? "Festa di stasera"? Cosa mi ero appena persa? Quale festa? E perché ci sarei dovuta andare anche io?

Sbattei velocemente le ciglia, confusa da quello che stava accadendo poi boccheggiando senza parole, mi voltai verso Cassidy e la fissai di sottecchi.

«Cosa? Quale festa? E prepararci insieme?», domandai tutto d'un fiato.

«La festa a casa di Brittany Brown.»

Ah, la fidanzata di mio fratello. Quella stupida ragazza che non sapeva fare altro che parlare di se stessa.

Non sapevo proprio cosa mio fratello ci trovasse d'interessante in lei. Era veramente ignorante come una capra. Tutto quello che le interessava erano le nuove mode, sculettare neanche avesse solamente lei un gran fondoschiena e spettegolare, come le vecchiette che si incontravano al parco per raccontarsi ogni cosa che avevano sentito in giro, fondata e non.

«Oh, io non verrò.»

«No, tu verrai con me. Mi hai chiesto di uscire, no? Quindi questo pomeriggio vengo da te e ci prepariamo per la festa.»

Emisi un sospiro sconsolato. Mi ero fregata da sola. Però era solamente una festa quindi cosa poteva andare storto?

«Hai davvero scelto di uscire con Mavis piuttosto che con me?», la voce di Morgan mi fece venire i brividi talmente era dura e gelida.

Però aveva finalmente parlato. Avevo incominciato a pensare seriamente che avesse avuto un infarto fulminante e avesse smesso di respirare, per lo shock di essere stato rifiutato dalla sua stessa ragazza.

«Oh, dai Morgy, troverai sicuramente una ragazza che voglia uscire con te. Io ho voglia di passare un po' di tempo con Mavs», Cassidy strofinò la sua guancia contro la mia che divenne all'istante rossa per l'imbarazzo.

Eravamo sicuri che fosse la vera Cassidy? E se fosse solamente una copia e la vera vivesse in un altro mondo?

Morgan fece spallucce, «Se, va bene. Troverò sicuramente una ragazza con cui mi divertirò stasera alla festa.»

«Bravo. Divertiti.»

Fissai stranita la ragazza al mio fianco. Perché non era gelosa del suo fidanzato? Perché non le dava fastidio che uscisse con altre ragazze? Erano arrivati al punto di rottura?

Aprii la bocca per chiederle il motivo del suo menefreghismo, ma alla fine la richiusi senza domandarle niente, scuotendo appena il capo. Non erano affari miei.

«Ragazza schianto, ecco dove ti eri cacciata. Vuoi sapere le novità?», strillò a gran voce Maryse con entusiasmo, trascinandosi dietro Megan che stava provando in ogni modo a divincolarsi da lei.

Ridacchiai, alzando gli occhi al cielo e pensando a quanto fossero un duo fuori dal comune quelle due. La seria e la festaiola.

«Oh. Cassidy.»

«Ciao Maryse. Megan», quest'ultima le mostrò un sorriso, aggiustandosi la camicetta color panna che l'era uscita dai jeans a vita alta.

«Ciao Cassidy», la salutò infine la mia migliore amica mentre Maryse sbuffò sonoramente, mettendosi a posto gli occhiali dalla grande montatura nera che le erano scesi sul naso.

Cassidy si passò una mano nei capelli ondulati poi mi baciò una guancia, «Ci vediamo più tardi, Mavs.»

Detto quello se ne andò, lasciando Maryse a bocca asciutta mentre Megan era già con gli occhi puntati sul libro che teneva aperto nelle sue mani.

Tipico di lei. Anche se gli insegnanti non assegnavano compiti o libri da studiare, lei lo faceva lo stesso per non rimanere in dietro col programma e per potersi informare meglio su quella determinata cosa.

«Okay, perché Cassidy è così gentile con te e perché dovete vedervi dopo? Ah, e com'è andato il secondo giorno della challenge?», domandò con fin troppa curiosità Maryse, portandosi una ciocca di capelli nera e perfettamente riccia dietro ad un orecchio.

«Ho chiesto a Cassie di uscire con me per via della challenge e a quanto pare mi toccherà andare alla festa della capra quindi direi non benissimo.»

«Comunque quali sarebbero le novità che stavi sbandierando ai quattro venti? Un po' come quando la capra ha gridato in mensa che Millicent Dickinson era ancora vergine», al ricordo di quel giorno di metà novembre dell'anno precedente, involontariamente strinsi i pugni lungo i fianchi.

Quella povera ragazza era stata presa in giro per settimane per quella cosa come se una persona vergine fosse meno figa di una che l'aveva già persa e poi si era data alla pazza gioia o aveva continuato a farlo con il suo ragazzo.

«"Cassie"? Da quando la chiami con un soprannome?», Maryse storse il naso poi scrollò le spalle e fece spallucce, probabilmente per non pensarci più e per tornare alla questione originale.

«James ha chiesto a Megan di andare alla festa con lui, questa sera!»

«Mary...», mormorò Megan amareggiata, emettendo poi un lungo sospiro.

«E ho assistito al due di picche che tuo fratello ha ricevuto proprio da Millicent!», scoppiò a ridere, ma la mia mente era rimasta bloccata su James e Megan insieme alla festa quindi le mostrai solo una smorfia forzata, «Avresti dovuto vedere la sua faccia, mamma mia! Se solo fossi riuscita ad entrare subito nella fotocamera, avrei registrato ogni cosa.»

Non n'ero felice. Non mi piaceva quella cosa e non potevo farci niente. Lui piaceva a me, ma lui desiderava la mia amica. Fantastico, no?

Una fitta al cuore mi fece stringere una mano intorno al maglione, proprio davanti ad esso e strizzai per alcuni secondi gli occhi poi prendendo una boccata d'aria, guardai le mie migliori amiche.

«E tu cosa gli hai risposto?», chiesi, forse con un tono di voce un po' troppo indispettito.

«Di no. Gli ho detto di finirla perché non sono interessata ad uscire con lui», replicò all'istante Megan, chiudendo il libro con un colpo per poi infilarselo in borsa.

Mi stava guardando con sguardo mortificato, «Non capisco perché continui ad insistere...»

«A James interessa la tua amica, sorellina.»

Ecco mi mancava solamente mio fratello che mi ricordava che non sarei mai stata l'interesse amoroso del ragazzo che mi piaceva. Che odio, santo cielo.

«Non è vero! Piantala, Jeremy», sibilò velenosamente Maryse.

Non sopportavo quando mentiva spudoratamente, soprattutto se era palese che fosse interessato a Megan. Anche se provava a dire il contrario, avevo ormai capito che a James piaceva la mia migliore amica quindi poteva anche smetterla di tentare di farmi stare bene, negando l'evidenza.

Jeremy la fissò con indifferenza poi scoccò la lingua contro il palato, «Invece sì.»

«Senti, perché non te ne vai dai tuoi amichetti senza cervello e lasci in pace me, Mavs e Meg, eh?», la mia migliore amica aveva appena puntato un dito contro il petto di mio fratello e con rabbia, batteva un piede per terra.

«Mary, lascia perdere. Andiamo in classe che è meglio», borbottai, afferrando per un braccio la mia amica per poi trascinarla verso l'aula di geografia mentre Megan ci seguì con il viso chino verso il pavimento.

«Meg, tranquilla, non ce l'ho con te. Era ovvio che non notasse me, ma qualcuno decisamente migliore quindi fa niente...»

«Io non sono migliore di te. Piantala di sminuirti perché sei una persona fantastica.»

«Che non verrai mai ricambia― James!», strillai come una stupida quando si fermò davanti a noi con un sorriso sghembo dipinto sulle labbra.

Intorno a noi si sentirono, come una musichetta di sottofondo, i sospiri sognanti delle ragazze o i loro respiri trattenuti per via della sua bellezza mozzafiato. Be', come dar loro torto. Era meraviglioso.

James mi scrutò con i suoi sottili occhi azzurri come il ghiaccio, facendomi sentire piccola al suo cospetto, neanche fosse un Dio poi spostò il suo sguardo oltre le mie spalle e sorrise vedendo la mia migliore amica.

«Ragazze perché non dite alla vostra amica di accettare la mia richiesta di uscire insieme?», si leccò il labbro inferiore, passandosi una mano nella chioma corvina e anche io come tante altre, trattenni il fiato per via di quei suoi gesti sensuali.

«Forse perché Meg non è interessata a te, Sullivan?», borbottò acidamente Maryse, mettendo le braccia conserte e fissandolo in cagnesco.

«I-io vado in classe. Non voglio fare tardi.»

E anche quella volta scappai. Ogni volta che James si avvicinava a me o era nei paraggi, io scappavo sempre. Non riuscivo a comportarmi normalmente quando me lo ritrovavo davanti. Facevo troppo figuracce e per evitare di rendermi ridicola gli giravo a largo o scappavo direttamente.

E in quel caso, anche perché non ero in vena di vederlo provarci con la mia migliore amica.

***

La prima lezione di geografia finalmente finì e quando uscii dalla classe, mi stropicciai gli occhi per la stanchezza poi mi stiracchiai le braccia che mi si erano addormentate per via della posizione che avevo assunto in classe.

Avevo passato quasi tutta la lezione a guardare fuori dalla finestra ― sì, ero riuscita ad accaparrarmi un posto vicino alla mia unica via di svago in classe ― e ovviamente, non avevo capito niente di quello che la professoressa Gray aveva spiegato.

La mia mente era stata occupata per quasi tutto il tempo da quella stupida challenge che mi stava già snervando ed eravamo solamente al secondo giorno. Il resto dei miei pensieri si erano canalizzati su Cassidy e la sua voglia di portarmi con lei alla festa di Brittany Brown. E su Morgan e James.

«Ehi Mavis, ti andrebbe di uscire a divertirmi un po' con me?», Travis Wright, uno dei tanti giocatori della squadra di football, ammiccò in modo perverso in mia direzione, appiattendomi contro l'armadietto di qualcuno col suo corpo.

«No, testa di cazzo e ti pregherei di non toccarmi mai più», sibilai freddamente, scansando la sua mano dalla mia spalla per poi superarlo, tenendo il viso ingrugnato.

Non sopportavo quando i ragazzi pensavano di poter sorridere e basta per aver tutte le ragazze ai loro piedi.

C'erano le ragazze a cui bastava una parolina dolce per far aprire immediatamente le gambe per loro, ma c'erano anche quelle, come me, che non sopportavo quegli approcci da cascamorto.

E poi non volevo che quel ragazzo si avvicinasse ancora a me.

Ma Travis mi afferrò un polso e mi fece voltare fulmineo verso di lui e la mia testa volteggiò leggermente poi avvicinò pericolosamente il suo viso al mio. Aveva gli occhi di un verde acceso e i suoi riccioli castani mi sfiorarono la fronte, solleticandomela fastidiosamente. Lo odiavo con tutto il mio cuore.

«Solo perché sei la sorellina di Jeremy, non significa che non devi portarmi rispetto», la sua voce era dura, ma non mi fece né caldo né freddo.

Scoccai la lingua contro il palato, adirata, «Io porto rispetto solo a chi lo porta a me, coglione.»

«Oh, che lingua lunga che hai, Mavis. Chissà come starebbe intorno al mio cazzo.»

«Vedi? Voi esseri con mezzo neurone riuscite a pensare solamente con le vostre minuscole parti basse», e sottolineai per bene la parola "minuscole" perché diciamocela tutta, quelli pensavano di averlo grosso e poi ti ritrovavi davanti una mini banana che sapeva di topo morto.

Non che io avessi mai avuto a che fare coi loro minuscoli peni, ma lo avevo sentito dire in giro o, forse lo avevo letto sul giornalino della scuola? Non ricordavo al momento.

Il riccioluto davanti a me digrignò i denti per la rabbia e la sua mano si strinse con maggior forza intorno al mio polso. Pensai volesse spaccarmelo, ma alla fine lo lasciò andare e mi immaginai già il livido violaceo che sarebbe comparso fra poche ore.

«Dai, prova a torcermi un capello, però poi non lamentarti se ti ritroverai in una cassa da morto. Ora levati dal cazzo, per favore.»

Mi allontanai da lui il più velocemente possibile, continuando a massaggiarmi il polso arrossato.

Quando passai accanto a Cassidy, questa notò all'istante il mio evidente ematoma e prendendomi per un gomito, mi trascinò in bagno.

«Chi cazzo ti ha fatto quello?», sbraitò la cheerleader, indicandomi, con un dito, il mio polso dolorante che ritrassi verso il petto per poi emettere un sospiro quasi spaurito, davanti al suo sguardo omicida.

«Travis.»

«Quel gran figlio di papà.»

«Devi dirlo a Jeremy, così che gli dia una lezione.»

«Sono contro la violenza.»

«Disse quella che ha tirato un calcio nei gingilli al mio ragazzo, il primo giorno di scuola.»

«Touché», borbottai, bagnandomi il polso con il getto d'acqua gelida del lavandino. Magari in quel modo il livido sarebbe scomparso più in fretta e mio fratello non avrebbe dovuto alzare le mani su nessuno, rischiando così di perdere la borsa di studio per il football.

«Mavis... Dico sul serio. Devi parlarne con J. Non è la prima volta che ti fa del male, vero?»

Sentendo quella domanda, mi ritornò subito in mente, come un brutto ricordo che volevi disperatamente cancellare, il momento in cui Travis mi aveva molestata sessualmente e, il mio stomaco si chiuse in una morsa ferrea che mi tolse il fiato.

Era successo una sola volta, ma quella volta mi era bastata per farmi capire che quel ragazzo era da tenere a debita distanza, ecco perché ora non volevo che mi ronzasse intorno. Mi spaventava.

L'anno scorso, durante una festa, mi aveva trascinata in un bagno e mi aveva palpeggiato più volte il seno, tenendomi una mano sulla bocca per impedirmi di gridare e il suo corpo appiccicato al mio per impedirmi di muovermi.

Io ero lì, inerme, che subivo quei tocchi sudici e sporchi mentre le lacrime mi bagnavano le guance e con gli occhi lo imploravo di smettere. Ma lui non aveva mai smesso, sino all'intervento di Morgan che era entrato in bagno per poter urinare e invece aveva trovato noi.

Si era ritrovato davanti una me in uno stato pietoso e quel verme schifo con ancora la sua mano sotto alla mia maglietta e intorno al mio seno.

Travis si era appena sbottonato i pantaloni quando Morgan lo aggredì con una serie di pugni, rompendogli il setto nasale oltre a due costole che gli impedirono di giocare tre partite, ma non di tornare in squadra.

Il motivo per cui non aveva subito nessuna punizione era semplice: avevo fatto giurare a Morgan di non dirlo a nessuno, ma a quanto pare ne aveva parlato con Cassidy.

La verità era che in quel momento mi ero sentita così piccola e inutile che mi ero ripromessa che non avrei permesso più a nessuno di farmi sentire in quel modo.

E proprio per quello gli avevo fatto giurare di non parlare a nessuno di quella faccenda, per evitare che la voce che "la piccola Mavis" fosse stata molestata girasse per la scuola, proprio per non venir compatita da tutti e guardata in modo diverso.

«Sto bene. Dico davvero.»

Ma la verità era che non stavo bene. Non sopportavo più la sua presenza a scuola. Mi incuteva timore, troppo. Mi terrorizzava e io detestavo sentirmi indifesa.

«Però se dovessi aver bisogno di aiuto, sai dove trovarmi.»

«Grazie Cassie.»

Cassidy mi abbracciò ed io ricambiai senza esitazione perché ne avevo tanto bisogno in quel momento. Ma mi rifiutai comunque di versare anche una sola lacrime perché ero una persona forte. Perché dovevo essere più forte per me stessa. Per sopprimere il dolore e il senso di soffocamento che provavo ogni volta che ripensavo a quella notte.

Non ero mai stata una ragazza debole e raramente versavo lacrime, senza contare quando mi venivano gli attacchi di panico o l'anno scorso quando ero stata molestata quindi non potevo cedere proprio ora.

Non potevo e non dovevo versare nemmeno una lacrima per lui. Non ne valeva la pena, ma stava diventando sempre più difficile.

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