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Anche l'uomo si alzò sospirando e si mise a guardarla.

~ Tranquilla, non agitarti.~ le disse abbassando un po' la voce.

~ Come ha fatto?~ chiese lei con il tono più acuto.

~ Devi calmarti, o non posso dirti niente.~ le spiegò.

~ No che non mi calmo!~ esclamò lei, a quel punto terrorizzata.

~ Ti prego, Auxis. Voglio spiegarti tutto, ma devi calmarti.~ scandì l'uomo avvicinandosi.

~ Che cosa vuole da me?~ chiese ancora facendo un passo indietro.

~ Auxis.~ la chiamò. ~ Non voglio spaventarti, voglio solo che tu mi ascolti.~

~ Ti prego.~ aggiunse sussurrando.

Quel tono era delicato e gentile. La calmò un pochino, ma comunque restò tesa e sospettosa.

~ Vuoi ascoltarmi?~ domandò come parlasse ad un gattino spaventato.

Lei lo osservava senza sapere se credergli o no, ma alla fine annuì.
La invitò di nuovo a sedersi, facendolo per primo. Tacque un momento prima di prendere un profondo respiro e cominciare a parlare.

~ Cosa sai del tuo passato?~

~ Il mio passato?!~ chiese lei senza capire.
Lui annuì e si trovò ammutolita dalla domanda.

~ Non ricordi niente precedente a due anni fa, vero?~

~ Ho avuto un incidente nel quale ho sbattuto la testa e ho perso la memoria.~ rispose seria e in fretta.

~ Beh, questo è quello che sai tu, ma non è la verità.~ disse.

~ Cosa vuol dire?~

~ Vuol dire che tu non ricordi nulla del tuo passato perché quel passato non è mai esistito.~ spiegò con l'espressione seria.

~ Io...non capisco...non riesco a capire.~ si lamentò Auxis massaggiandosi le tempie.

~ So che è difficile, Auxis. E ti prego di credermi quando ti racconterò ciò che accadde.~ disse abbassando ancora la voce.

Ora la guardava come intenerito e sembrava sinceramente preoccupato per lei.

~ Come, non me lo dice oggi?~

~ Non credo sia una buona idea. Mi sembri ancora piuttosto scossa.~ fece scuotendo la testa.

~ Certo che sono scossa! Mi sta dicendo che tutto quello a cui ho sempre creduto è falso!~

~ Vedi che sei scossa? Non posso dirtelo ora, mi dispiace.~

~ Invece voglio che me lo dica!~ esclamò lei alzandosi di nuovo.

Anche lui si alzò chiedendole ancora di calmarsi e intanto le prese il polso.
In quel momento Auxis gridò di dolore e strappò il braccio dalla presa delicata dell'uomo.
Afferrò con la mano il punto dove lui l'aveva toccata e se lo strinse al corpo, piegandosi su sé stessa. Era come se, solo sfiorandola, l'avesse ustionata all'istante.
Aveva le lacrime agli occhi dal dolore e la gola le si era seccata al primo urlo.
L'uomo aveva gridato "maledizione" nello stesso momento in cui l'aveva toccata e ora le teneva le spalle, scusandosi.
Auxis alzò la testa verso l'uomo e l'attimo dopo tutto scomparve.
Per tutto il tempo che restò svenuta le rimase impressa l'immagine del viso dell'uomo, spaventato e stupito, che la guardava con quegli splendidi occhi spalancati.
Si svegliò nella sua stanza. Era stesa a letto, con le coperte sopra alle spalle. Aveva male alla testa ma al braccio non sentiva più nulla.
Schiacciò le dita sugli occhi e prese un profondo respiro prima di mettersi seduta; si sollevò lentamente e ruotò la testa.
Sussultò quando vide l'uomo di prima di fianco a lei.

~ Che ci fa qui?~ chiese con un po' di stizza.

~ Mi assicuravo che stessi bene. Sono dispiaciuto per l'accaduto.~

Auxis si appoggiò la mano sulla nuca e gemette di dolore.

~ Ma che...sono finita per terra?!~ esclamò lamentosamente.

~ Beh, si.~ ammise lui.

~ Potevi prendermi, almeno.~

~ Ti ho presa. Ma sei finita contro allo schienale della poltrona.~

~ Ah...~

~ Stai bene?~

~ Sì, direi di sì...~

~ Bene, mi dispiace per quello che è successo.~

~ Riuscissi a spiegarmelo...~ disse Auxis roteando gli occhi.

~ Ah, vorrei tanto dirti tutto ora, ma...~

~ "Ma" niente. Sono rilassatissima.~ rispose voltandosi a guardarlo.

~ Sarebbe un grosso shock.~ l'ammonì lui.

~ Peggio di risvegliarsi in un ospedale senza sapere chi sei, dove sei e cosa ti è successo?~ chiese tagliente.

~ Diciamo che conoscere la causa di quello che ti è successo ti sconvolgerebbe.~

~ Ma ascoltare lei che parla di questo fatidico avvenimento e poi sentirmi dire che non mi verrà detto nulla mi fa arrabbiare di brutto.~ ringhiò lei.

~ Va bene, ti racconterò tutto. Ma prima mangia qualcosa, poi andiamo fuori e ne parliamo, ok?~

~ Sì, va bene. Ma quanto sono rimasta svenuta?~

~ Non saprei...tre ore al massimo.~
~ Mmh...~

~ Ah, ricordati che alla tua compagna di stanza e all'insegnante ho detto che sono un amico di famiglia.~

~ E non lo sei?~

~ No, non lo sono.~

Distolse lo sguardo da lui e si stropicciò un po' gli occhi. In quel momento qualcuno entrò nella stanza.

~ Si è svegliata?~ chiese Josie a bassa voce, entrando.

~ Si, Josie.~ rispose lei.

~ Vi lascio; ci vediamo dopo, Auxis.~ disse lui mentre Josie si sedeva in fondo al letto rivolta verso l'amica.

~ Stai bene?~ le chiese.

~ Si, si, tranquilla.~

~ Come mai sei svenuta?~

"Già...piacerebbe saperlo anche a me..."

~ Calo di zuccheri.~ rispose con un'alzata di spalle e un sorriso tirato.

~ Dev'essere stata colpa di Jainney.~ sbuffò Josie.

Auxis scoppiò a ridere e l'altra la imitò.

~ Ti va qualcosa da mangiare? Un bombolone al cioccolato, magari?~

~ Uffa, lo sai che non devi tentarmi!~

~ Ma hai avuto un calo di zuccheri, sei giustificata.~

~ Ah, sì?~

~ Ma certo.~

~ Beh in questo caso...~ fece Auxis sorridendo maliziosa.

~ Vado e torno!~ esclamò Josie gasata come al solito.

Ciao a tutti, ragazzi. Questo è il quarto capitolo, che precede uno dei più importanti. Commentate e votate magari, facendomi sapere che ne pensate.
Baci❤️

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