How did I die
Ciao a tutti, il mio nome è Leah Clawthorn...
O meglio, era.
Credo che per raccontare questa storia, però, ci sia bisogno di partire dal suo inizio.
Leah Clawthorn era nata il venticinque aprile del 1975 e sin dalla tenera età aveva mostrato di essere una persona molto buona; nonostante ciò era assolutamente sconsigliato di farla arrabbiare perché avrebbe perso le staffe e avrebbe iniziato a picchiare, sia verbalmente che fisicamente.
Non aveva mai dimostrato un'attitudine particolare per lo studio, sicché... Un attimo, perché la sto raccontando in terza persona quando questa storia parla di me?
Correggiamo immediatamente!
Dicevamo: non ero molto portata per lo studio, sicché al momento di scegliere la scuola superiore scelsi di andare ad un liceo tecnico perché il mio sogno più grande era sempre stato quello di diventare un'elettricista.
Sì, lo so, può sembrare molto strano detto così (perché diamine uno vorrebbe andare a fare proprio l'elettricista?), però nella mia adolescenza avevo imparato in totale autonomia a riparare gli elettrodomestici di casa quando si rompevano, era quasi come se le mie mani, durante le riparazioni, sapessero già dove andare, cosa toccare e come muoversi.
Ero targata per quel lavoro e sentivo che avrebbe portato molto bene, anche perché mi sarei impegnata e avrei lavorato talmente bene da ottenere una paga alta.
Conseguii, dopo cinque anni di superiori in cui mi nominarono più volte come capoclasse e studentessa migliore della scuola - la prima volta, pensate, fu addirittura in prima! -, due lauree: la prima in Informatica e la seconda in Elettrotecnica in modo da poter lavorare in più campi possibili e garantirmi una condizione di vita ancora migliore di quella. Ricordo molto bene che studiai giorno e notte, motivata solo e soltanto dal mio desiderio di diventare ciò che ero destinata, secondo me, ad essere.
Ero così felice nel giorno della mia laurea, si era tenuta una grande festa nel mio ristorante preferito e avrei potuto giurare di essermi innamorata di quell'amica che mia cugina portò lì, peccato che poi venne fuori in una lunga discussione da lei intrattenuta che era in realtà omofoba e riteneva che le persone etero e cisgender avrebbero dovuto sterminare tutta la comunità LGBTQIAP+, quindi anche me, dal momento che ero e che sono tutt'ora bisessuale e demigirl.
Praticamente due settimane dopo il giorno della mia laurea iniziai a lavorare ed andai avanti così per i successivi anni... fino a quando non accadde ciò che accadde, e che cambiò radicalmente la mia vita, o meglio... be', accadde ciò che mise fine in maniera definitiva alla mia vita.
Era l'anno 1997, un dodici maggio, se non ricordo male, e avevo da poco compiuto 22 anni: la mia eccitazione per quello che sarebbe stato il nuovo millennio, da cui mi aspettavo numerose innovazioni nel campo della tecnologia come le macchine del tempo o le auto volanti, era alle stelle e non sarei riuscita ad aspettare tre anni per vedere tutto ciò che la nuova epoca avrebbe avuto da offrire.
E proprio quel giorno avevo un appuntamento con una mia cliente abituale, la signora Porter, che aveva rotto con chissà quale oscura stregoneria il quadro elettrico di casa.
Arrivai lì alle quattro del pomeriggio, la salutai e mi avviai, munita di cassetta degli attrezzi, verso il quadro elettrico: ormai ricordavo dove si trovava, data la quantità di volte che ero stata costretta a ripararlo.
Anche quella volta, il danno si trovava in uno degli interruttori magnetotermici, che si era rotto l'ennesima volta. Lo capii perché schiacciando il pulsante a forma di T posto su di esso la corrente non era saltata.
Iniziai ad aggiustarlo, calcolando mentalmente quanto tempo ci avrei impiegato: siccome il danno non sembrava molto grave, dedussi che ci sarebbe voluto come minimo un'ora per sostituirlo.
Ormai avevo una collezione di interruttori magnetotermici, tutti acquistati a causa della maledettisima signora Porter e della sua magia arcana che puntualmente li rompeva.
Dopo quindici minuti di lavoro, la mia cliente mi chiamò dalla stanza di fianco, mentre il mio lavoro era incompleto.
<<Leah! Ti andrebbe un caffè? Sei stanca?>> chiese.
Lasciai accesa una parte del quadro elettrico che stavo aggiustando e poi risposi: <<No, signora Porter, non c'è nessun problema, va tutto bene>>.
L'ultima cosa che riuscii a sentire in seguito fu una scossa elettrica che mi percorse tutto il corpo, il nero che invase completamente il mio campo visivo e la mia sensazione di precipitare nel vuoto.
Sono morta?
E fu così che Leah Clawthorn cessò di esistere, in una vita che probabilmente meritava di essere vissuta per davvero.
Perché il destino è stato così crudele con me?
Perché sono stata così stupida da morire fulminata?
Io volevo vedere le macchine del tempo, le auto volanti, i telefoni senza i tasti... Chissà se adesso ci sono davvero queste cose nel mondo di sopra?
Be', forse dovreste sapere anche come sono finita all'inferno, dove non sarei assolutamente dovuta capitare...
Bene, lasciate che ve lo racconti...
spazio autore
Buongiornissimo, come vi va la vita? Spero tutto bene! Oggi, dato che esce Hazbin Hotel su Prime Video, anzi, dato che è uscito, ho deciso di iniziare a scrivere pezzo per pezzo tutta la storia di Irony e le varie cose che le succedono... Preparatevi perché ci sarà da divertirsi!
E ora, ci vediamo al prossimo capitolo!
(Il capitolo è del 2024.)
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