How everything went before
Ciao a tutti, io sono Ace, l'autorx, e per un po' dovrete sopportarmi. Il motivo per cui ho deciso di intromettermi qui - scusa, tizia elettrizzante che la mia mente malata ha creato - è per dare alcuni trigger warning sul capitolo che state per leggere. Infatti qui verranno trattati argomenti un po' delicati e sicuramente da non prendere alla leggera: il trauma, il suicidio, l'ossessione, le relazioni tossiche. E sono qui anche per dirvi che, per esperienze personale, se si ha una difficoltà di qualunque tipo, che tenendosi tutto dentro non si risolverà nulla, anzi, si starà solo peggio. Non dirò nello specifico quello che è successo a me, se non che è del tutto slegato da quanto è successo a Irony e che ho commesso anche io l'errore di stare in silenzio. Ma ora sto meglio, e sono pronta ad ascoltare anche voi se avete bisogno di sfogarvi. Scrivetemi su Pinterest, il mio nome utente è AceTheF00lish. O su Discord, dove mi chiamo ace_is_kinda_spacy.
Corre l'anno 1992, e mi sto impegnando duramente per riuscire a coronare il mio sogno di diventare un'elettricista.
Nella mia vita ho sempre voluto fare questo: sono da sempre stata bravissima con le attività manuali, ho sempre studiato ottenendo scarsi risultati e ho sempre osservato con interesse gli elettricisti venire a casa mia a riparare il quadro elettrico quando si guastava.
Per cui ora eccomi qui, in un normale istituto tecnico di New Orleans, a cercare di capire come smanettare con circuiti, leve e quant'altro.
Mi dispiace, ma non starò qui ad annoiarvi con delle inutili spiegazioni teoriche.
Sto uscendo da scuola e mi sto dirigendo verso la stazione dell'autobus, che sarebbe dovuto essere già qui... no, un attimo, questo vuol dire che è in ritardo!
Impreco in silenzio, muovendo solo le labbra e senza emettere alcun suono, e decido di andare a prendermi una bottiglia d'acqua: fa caldo e sono cinque ore che non bevo e non metto nulla sotto i denti, occorre rimediare.
Entro, faccio l'ordine, lo ritiro, pago e poi esco, ma per errore e inavvertitamente vado a sbattere contro qualcosa, o qualcuno, o... oh.
Oh.
Ma lei è...
Una...
...ragazza bellissima?!
A me le bionde non piacciono, ma questa, questa è... okay, ora la smetto e provo a descrivere la creatura angelica che è venuta sulla Terra per illuminare la mia giornata.
La sua statura si aggira attorno ai centosettanta centimetri, è magra e ha la pelle pallida. I suoi occhi sono vitrei e al loro interno si vede di tutto: shock per quello che è appena successo, misto a sorpresa, a curiosità, a un sacco di cose tutte assieme.
Indossa una canottiera fucsia senza le maniche, che riporta la scritta "They thought that love was dead" in bianco. Ha anche un paio di pantaloni corti del medesimo colore e porta delle calze a rete nere. Calza delle scarpe della stessa tonalità di queste ultime, e ha un paio di occhiali da sole fucsia a forma di cuore.
O meglio, li aveva, perché le sono caduti, assieme alla pila di libri che teneva in mano, probabilmente recuperati in una biblioteca.
Mi affretto ad aiutarla a raccoglierli e a scusarmi in una ventina di lingue diverse (spoiler, non ne parlo così tante).
<<Scusa... Sorry... Gomen-nasai... Excusez-moi...>>
<<Ehi, non ti preoccupare, non è successo niente di grave. Anzi, ti devo ringraziare perché ti sei fermata ad aiutarmi, e questa non è sicuramente una cosa da tutti>> spiega, mentre le riconsegno le sue cose.
<<Già... ero semplicemente dispiaciuta per te, non volevo...>>
Non faccio in tempo a finire la frase che la ragazza mi mette una mano sulla spalla e mi guarda dritta negli occhi.
Mi sento come se da questi partissero due lame e mi stessero infilzando.
<<Oh. Okay>> mi limito a dire, mentre apro la bottiglia e inizio a bere.
La creatura divina si mette di fronte alla fermata dell'autobus, lo stesso che devo prendere anche io.
È il momento giusto per attaccare.
<<Senti, ma... come ti chiami?>> le chiedo.
<<Mi chiamo Nathalie Russo. Ho origini italiane, precisamente di Firenze>> risponde, senza guardarmi.
Ha senso, dal momento che ha pronunciato le parole "Russo" e "Firenze" in modo perfetto.
<<Fantastico, direi. Anche io parlo l'italiano>> le rispondo, usando appunto quest'ultima lingua.
<<Tu? Come ti chiami?>> mi domanda a sua volta lei, ritornando all'inglese.
<<Leah Clawthorn, nata a New Orleans, morirà a New Orleans, si spera il più tardi possibile>> dico.
<<Che cazzo di cognome è Clawthorn?!>>
<<Non sei troppo avventata se inizi a imprecare con una persona che hai appena conosciuto?>>
<<A chi importa il fatto di averti appena conosciuta?>>
Però, è cattiva!
Mi piace!
<<Sicuramente non a me>> ribatto. <<Senti, è inutile che io rimanga qui a girarci attorno, quindi perché non darti il mio numero di telefono?>>
<<Certo, per me va bene. Qual è?>>
Procedo nel dettarglielo, cifra per cifra, ma nel mentre avverto una sensazione strana: è come se stessi commettendo l'errore più grave nella mia vita ma avvertendolo come la cosa migliore da fare.
<<Perfetto, dopo ti chiamo. Sei libera dopo? Quanti compiti hai da fare?>>
Mi sanno di domande scomode, ma rispondo comunque.
È come se ci fosse qualcosa dentro di me che mi impedisce di ragionare con la mia testa e di agire secondo la mia volontà, ma cosa?!
<<No, non ho niente da fare. Questa volta ci hanno risparmiati>> racconto, cercando disperatamente il suo sguardo.
Ok, l'ha ricambiato, e ha sorriso, e sto rischiando di svenire... ma magari è anche il caldo, mica svengo per le persone, io.
Leah, è ovvio, ti piace.
Ora la fai finita e glielo dici.
Ehm... no!
Perché non sono ancora sicura su questo, quindi aspetterò di schiarirmi le idee e poi valuterò meglio la situazione.
<<Perfetto. L'autobus che stiamo per prendere passerà di nuovo per le quattro. Fatti trovare almeno quindici minuti prima.>>
<<Sarà fatto!>>
Nel mentre, il pullman arriva e decidiamo di sederci vicine.
Andiamo avanti a parlare ancora un po', e mi stupisce seriamente il modo in cui si sta aprendo con me.
Spero che diventi qualcosa di migliore di un'amicizia...
Eh, sì, l'ho detto.
Corre ancora l'anno 1992, e sono nel periodo probabilmente più felice della mia vita.
Qualche settimana fa, mentre discutevo con Nathalie del mio professore di fisica - che lei conosce, anche se è un anno più giovane di me e anche se non frequenta la mia stessa scuola - lei mi ha interrotta bruscamente e mi ha detto che le piaccio.
E la sua reazione quando ha capito che ricambio i suoi sentimenti non me la sarei mai aspettata.
Ha intrecciato le sue mani con le mie, mi ha avvicinatx a sé e mi ha baciata, con le lacrime agli occhi.
Non ho capito bene come mi sono sentita e perché si è comportata così, però credo che sia normale dato che è la prima volta che mi metto con qualcuno.
E di cotte ne ho avute.
Ora siamo una delle coppie più amate nella mia zona, e tutte le persone che ci guardano - ovviamente, per quella parte di loro che supportano - ci sorridono e ci guardano come se quello che siamo ora fosse da sempre stato il loro obiettivo irraggiungibile nella vita.
Sarò onesta, un po' mi dispiace per loro: credo che gli piacerebbe avere qualcuno da amare venendo ricambiati, una spalla su cui piangere in grado di reggerti, e..okay, non ho idea di quante minchiate ho appena detto, ma penso che anche questo sia normale quando ti piace qualcuno, no?
E poi, Nat, che chiamo Chariot.. lei è la parte migliore di tutto questo, quello che mi tiene ancorata a questo mondo anche nei momenti in cui vorrei sparire, la mia unica ragione di vita, il mio centro di gravità permanente.
Se qualcuno si sta chiedendo da dove arriva quest'ultima cosa, è parte del testo di una canzone italiana un po' vecchia, ma che descrive completamente come mi sento.
Chariot perché lei è il carro che mi tira avanti, qualunque cosa succeda, e che mi riporta la calma e la tranquillità se le dovessi perdere.
Morirei per lei.
Purtroppo, è ancora l'anno 1992.
Come vorrei che questo anno di merda finisse, che dovessi lasciarmi alle spalle tutti i miei problemi legati alla famiglia, agli amici, alla scuola... ma quelli sono problemi secondari, se comparati con il problema più grande.
Il carro ha preso la bellissima decisione di investirmi e farmi cadere.
Le cose hanno iniziato a prendere una brutta piega da quando le ho detto che avrei acconsentito a tornare nuovamente in Italia con lei.
Viene a casa mia, la notte, urlando "Ti amo!" e cose simili, mettendo in sottofondo delle canzoni romantiche che si calcola solo lei oppure cantando a squarciagola canzoni dei Guns N Roses che usavamo come colonna sonora delle nostre serate assieme.
Mi fa trovare ogni giorno dei regali nel mio armadietto, accompagnati da poesie romantiche, disegni che sembrano tracciati da un bambino a causa delle proporzioni del tutto innaturali, repliche di quadri che raffigurano baci.
Ogni giorno, dopo la scuola, si siede di fianco a me sull'autobus e continua a urlarmi contro citazioni e frasi riguardanti l'amore romantico: detto così sembra una cosa leggera, ma ogni volta che ne spara qualcuno è come se mi colpisse un proiettile.
Ed è solo ora che inizio a capire cosa fossero quelle "lame" nel suo sguardo che mi trafiggevano ogni volta che mi ritrovavo ad incrociarlo.
Anche oggi, la stessa storia.
Tutta la gente nel pullman è intenta a farsi gli affari propri: alcuni leggono, altri ascoltano la musica, certi guardano fuori dal finestrino, qualcuno osserva il vuoto come se fosse la cosa più interessante di questo mondo.
A un certo punto sento di non reggere più.
<<Nathalie. Adesso è ora di finirla qui>> sbotto, con tono freddo e rigido.
Mi guarda ed è come se la maschera fatta di sicurezza che aveva fino a pochi secondi fa crollasse di colpo.
Prestando attenzione, è possibile anche sentire i frammenti di questa che cadono a terra, per poi distruggersi a loro volta.
<<Cosa...>>
<<Sì, hai capito benissimo. Questa relazione sta diventando tossica, non è normale ricevere tutte queste attenzioni dal proprio partner - o dallx proprix partner perché non vogliamo essere sessisti - accompagnati da tali gesti di affetto! Capisco passare dei momenti assieme, ci sta, ma così è esagerato. Quello che all'inizio pensavi fosse semplice amore si è trasformato in ossessione, e per me è impossibile continuare a vivere in questo modo. Quindi, direi che la nostra relazione romantica si chiude qui>> dico.
Chariot emette un verso strozzato e i suoi occhi si spalancano.
Gira la testa verso il sedile di fianco a lei, e non si azzarda a spostarla nella mia direzione per tutto il resto del tragitto.
Non mi riaccompagna a casa non appena raggiungiamo la fermata della via principale del quartiere dove abitiamo entrambe.
E il giorno dopo, come se non bastasse, non si presenta nemmeno a scuola.
Né quello dopo.
Né quello dopo ancora.
Finalmente è arrivato il mio compleanno.
Cammino per i corridoi della scuola, con l'espressione di qualcuno che si è finalmente liberato del peso che ha portato sulle spalle per troppo tempo.
Nel mio caso, era una certa ragazza bionda che frequenta il liceo classico della zona, una certa Nathalie Russo che però voglio dimenticare.
Ed è proprio qui che incontro la nuova persona che mi piace, e che probabilmente ricambia già: si chiama Brianna (Bri) Rotten ed è del tutto diversa dalla ragazza che ho avuto prima.
Ho modo di verificare questo ogni volta che la vedo: lei è leale, onesta, spontanea, tranquilla, estroversa, terribilmente carina, e, cosa più importante di tutte, non è ossessionata da qualcuno.
Bri non è tossica, Bri non è troppo attaccata alle persone, Bri è... la persona che aspettavo dopo mesi della mia vita in un 1992 che volevo vedere finito.
Quindi, parliamo un po', le dò il mio numero, scopro che frequenta il mio stesso anno, solo che in una classe diversa, e nel giro di una settimana e mezza riesco a diventare la sua ragazza.
Nel mentre, Chariot è anche tornata alla sua scuola, ma dal momento che tutta la nostra zona è venuta rapidamente a conoscenza di quello che mi ha fatto si cerca di evitarla in tutti i modi.
Da un certo punto di vista, però, mi dispiace moltissimo vedere che la trattano così, ma d'altro canto non penso che si possa fare altrimenti con una persona possessiva e maniaca come lei.
<<Sembra che non si sia ancora accorta di niente, eh, Leah?>> mi chiede Bri, mentre la osserva prendere un autobus diverso da quello su cui salivamo io e Nathalie di solito.
<<Meglio così, non oso immaginare cosa farebbe se mai dovesse venire a sapere una cosa del genere>> rispondo, con lo sguardo perso.
<<Leah, non hai idea di quanto mi faccia star male il fatto di vederti così quando parliamo di quell'argomento delicato... quindi smettiamo e non pensiamoci più, okay?>>
<<Sì, direi che hai ragione.>>
Le nostre strade si dividono quando l'autobus raggiunge la fermata vicina a casa mia, per poi incontrarsi nuovamente non appena ci troviamo nel pomeriggio, in una stradina della pista ciclabile, come al solito vuota.
Ci sediamo su un muretto e rimaniamo abbracciate mentre cantiamo pezzi rock e indie, alternando i due generi.
Bri inizia a cantare Knocking On Heaven's Door, si alza in piedi e inizia a ballare, e io decido di seguirla.
Quando finisce l'ultimo ritornello, ci prendiamo per mano, ci avviciniamo l'una all'altra e ci baciamo: tutto questo non era programmato, ma l'ho avvertita come una cosa talmente scontata che non mi stupisco nemmeno del suo gesto.
Chiudo gli occhi e mi godo questo momento breve ma intenso: Bri non ama questo genere di cose, quindi è del tutto improbabile che questo succeda di nuovo.
Non appena li riapro, noto qualcuno che non doveva esserci a qualcosa come quaranta centimetri di distanza da noi.
Alta sul metro e settanta, bionda, indossa degli occhiali da sole fucsia con le lenti a forma di cuore, è stata la persona che ha rovinato il 1992 per me e forse anche per molti altri.
Nathalie Russo, Chariot.
Succede come quella volta sull'autobus: spalanca gli occhi, le cade la mascella, e stavolta le tremano le mani e anche le gambe.
Sembra che stia per svenire, ma riesce a resistere e a camminare nella direzione opposta, allontanandosi dal suo incubo peggiore che ha appena preso forma davanti a lei.
Ho paura.
È notte, saranno circa le undici e un quarto: ho appena finito di studiare, mi sono fatta rapidamente la doccia e mi sono infilata sotto le coperte.
Non vedevo l'ora di andare a dormire, è stata una giornata stancante ma bellissima, soprattutto per quel momento tra me e Bri.
Appoggio la testa sul cuscino, chiudo gli occhi ed è in quel preciso momento che sento qualcuno urlare.
Riconoscerei quella voce tra mille, in quanto è quella di...
No.
Non posso andare a vedere cosa è successo, però ho paura che le sia successo qualcosa di grave: mi ha fatto di tutto, ma io non lascio indietro nessuno, indipendentemente dai peccati che ha commesso.
Ignoro il fatto che sono in canottiera e pantaloncini corti, infilo le ciabatte e corro nel garage di casa mia, dove è parcheggiata la mia moto.
Ci monto sopra, la accendo e in meno di un minuto sono di fronte alla casa dei Russo, non troppo distante dalla mia.
Sto ansimando e mi tremano le mani, non so quanto tempo riuscirò a resistere senza svenire.
La porta della loro abitazione non è chiusa a chiave, per cui abbasso la maniglia ed entro, lasciandola spalancata.
C'è un silenzio di tomba, e questa non mi sembra una cosa normale.
Perquisisco tutto il piano di sotto e anche la camera dei genitori di Nathalie, con risultati scarsissimi.
Non ci sono da nessuna parte, quindi deduco che o sono usciti, o sono in camera della loro figlia a cercare di capire cosa le sia successo.
Ho paura di mettere piede in quella stanza, anzi: il solo pensiero di quello che potrei trovare lì dentro mi fa avvertire i brividi lungo la spina dorsale.
La porta, su cui è appeso un poster di Britney Spears, è socchiusa.
Con mano tremante, abbasso la maniglia e guardo prima il pavimento: ci sono delle chiazze rosse e a fianco di una di queste noto un coltello che arriva dalla cucina di casa mia.
Mi chiedo quando l'ha preso, ma subito dopo penso che non ci tengo a sapere la risposta a questa domanda.
Lo raccolgo e lo prendo in mano: magari Chariot è stata attaccata da qualcuno, e potrei usare il coltello come arma per difendermi.
Forse ha fatto così anche lei.
Faccio altri due passi e vedo la sedia della scrivania spostata rispetto a come la ricordavo io.
Alzo lo sguardo.
Lo vedo.
Il collo di Chariot infilato nel cappio di una corda, mentre un taglio profondissimo parte dall'addome fino ad arrivare alla spalla destra.
E intanto è sospesa con i piedi a venti centimetri dal suolo, ma è come se fossero nel vuoto.
Mi irrigidisco nel vedere quello spettacolo, sapendo che se questo è successo la causa sono io.
Non dovevo legare con lei, quel giorno, sull'autobus.
Non dovevo mettermi con lei, quella volta, nel 1992.
Non dovevo venire a vedere cos'era successo oggi, in un comune giorno dell'anno sopra citato.
Mi sento morire, sento che vorrei solo sparire da questo posto, non voglio più restare a guardare il cadavere di una persona che si è impiccata a causa mia.
Allo stesso tempo non riesco più a muovere le gambe, è come se avessero smesso di funzionare per sempre.
Afferro il cellulare di Chariot perché ho dimenticato di portare il mio, quindi chiamo rapidamente il 988, la Suicide Hotline americana.
Inizio a spiegare cosa è successo per filo e per segno, con il viso rigato dalle lacrime e le mani che tremano.
<<Manderemo lì qualcuno il prima possibile, tu rimani lì e prova a calmarti. Ascoltare della musica o cantare potrebbe calmarti?>> chiede l'operatore dall'altro capo del telefono.
<<Certo, uhm, sì... o-ora ci p-provo...>> balbetto. <<Grazie infinite>> dico, poi chiudo la chiamata e canticchio Sweet Child O'Mine.
Bri ama quella canzone, e anche a Chariot stava iniziando a piacere.
Dopo pochi minuti, moltissime macchine parcheggiano davanti alla casa dei Russo: la polizia, dei medici, i miei genitori, la famiglia Russo al completo.
Rimango bloccata ed è solo quando mia madre sale nella stanza che decido finalmente di muovermi e andare via da lì.
Perché ho fatto tutto questo?
Perché provo attrazione romantica, se poi va sempre a finire male?
E se anche con Bri dovesse succedere qualcosa del genere?
Sono passati tre mesi dal suicidio di Chariot.
Le sedute con gli psicologi, le terapie e i farmaci sono riusciti a riportarmi un po' alla normalità.
Ma adesso tutti gli occhi sono puntati verso di me e sono l'argomento dei discorsi di tutti quanti.
Da "la tizia con il ciuffo blu" o "la bisessuale molto nice" sono passata a "quella in una relazione tossica" e "oh-come-mi-dispiace-per-lei", e la cosa non mi fa piacere.
Sembra quasi che mi stiano prendendo per il culo, o che stiano scherzando sui miei traumi, e queste sono cose da evitare.
Specialmente in situazioni del genere, ma la gente purtroppo parla senza sapere che cazzo dice.
E inizio davvero a stancarmi di questo, nonostante tutte le persone a cui tengo (Bri, la mia famiglia, i pochi amici che ho, persino i Russo e i Rotten) mi siano state vicine e abbiano cercato di aiutarmi.
Ho cercato più volte di fare la stessa fine di Nat, ma sono sempre stata bloccata da qualcuno che puntualmente finiva per scoprirmi e togliermi di mano il coltello di Nat o la corda.
Fortunatamente ora sto meglio e questi pensieri non mi attraversano più l'anticamera del cervello.
<<Hai capito la Clawthorn, quella del tecnico? Da che ho capito, si trovava in una relazione tossica con Russo del classico...>>
<<Davvero?! Nathalie, quella tizia che si è impiccata l'anno scorso?>>
<<Sì! Si dice che Clawthorn abbia il disturbo da stress post traumatico e che abbia dovuto visitare degli specialisti per riprendersi dal trauma.>>
<<Ha senso, non deve essere facile trovarsi davanti al cadavere una persona che amavi...>>
<<Infatti Clawthorn è diventata strana...>>
<<Non lo era anche prima, scusa?>>
<<Più che strana io direi "alternativa". Adesso non le interessa più niente e nessuno, non sorride mai, è sempre un po' apatica e sembra che nulla di quello che accade la riguardi. Ma ha tutto il diritto a essere così, eh, non è sicuramente colpa sua...>>
Non è vero un cazzo di quello che dicono, o almeno, non è del tutto sbagliato.
Il disturbo da stress post traumatico ce l'ho avuto, ma non mi sembra di essere diventata come mi descrivono loro.
Decido comunque di ignorarli, ormai non gli do più peso, e di proseguire oltre.
E così, questa è tutta la verità su Chariot, la ragazza che è venuta a sbattere contro di me agli studios, come nel 1992.
Che anno da dimenticare... ah, e nel prossimo capitolo ci sarà un crossover molto interessante...
Spazio autrice
DUE SETTIMANE-
Okay, ora che ho finito con gli esami sono liberx e avrò più tempo per scrivere! Quindi vuol dire che aggiornerò di più!
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