How my nephew met a friend
NOTA: Il capitolo è raccontato dal punto di vista di Life.
TW: autolesionismo
Odio la mia classe.
Vi spiego: frequento un liceo professionale, il "Liceo Professionale Doorman" - che poi, vai a capire chi è 'sto qua - che si trova in centro a Pentagram City, e purtroppo è una scuola frequentata da tre tipi di persone, di cui forse solo uno è raccomandabile.
In primis, abbiamo questi ultimi: gli alt kids, ovvero i ragazzi che seguono una qualche sottocultura ma che hanno malesseri assurdi, come me, in pratica. Nella mia classe, gli alt kids siamo io, un ragazzo di nome Winston e unx tizix di nome Karen.
Poi, abbiamo i classici fighetti: bimbiminchia ossessionati dalle moto, gli abiti firmati, i marsupi di Gucci, la mafia, le droghe e le tipe... ah, poi fumano tutti e sono omofobi, razzisti e chi più ne ha più ne metta.
Questo costituisce il resto della classe, in pratica.
Perché poi ci sono i secchioni, ma fortunatamente li hanno abbandonati alle classi meno problematiche di questa. Onestamente, su di loro, non c'è moltissimo da dire.
Se non che mi fanno venire meno voglia di strozzarli rispetto ai fighetti, che proprio non posso vedere; purtroppo loro ricambiano i miei sentimenti verso di loro e non fanno altro se non prendermi in giro per qualunque cosa io faccia, per il mio modo di vestirmi e per il fatto che sono queer.
Quanto vorrei farli sparire...
Il problema qual è, però?
Mia zia Irony, che reagirebbe malissimo se venisse a sapere di loro - li fulminerebbe tutti fino a che non ne rimarrebbe più nessuno - e mia madre, che... è la morte, e questo fatto la dice lunga.
Sono le sette della mattina e come al solito mi sveglio nella mia camera: è troppo spaziosa per ospitare una sola persona, motivo per cui un lato è vuoto e l'altro è occupato dalle mie cose.
Il mio letto, la libreria, l'armadio e lo scaffale con il merchandising dei miei musicisti preferiti.
Poi, appese al soffitto, ci sono tre bandiere, ovvero quelle che rappresentano il mio orientamento, e che sono riuscito a recuperare in un negozio a tema qui vicino.
Fortunatamente quel giorno non ho beccato i fighetti, perché altrimenti avrebbero dato fuoco a me e anche al negozio.
Perché deve esistere ancora gente del genere in questo mondo?
Sicuramente sulla Terra si sta meglio, addirittura hanno delle manifestazioni chiamate "Pride" dove la gente come me va ed è libera di esprimermi... mi piacerebbe andarci.
Lì se la godono, qui soffriamo e nessuno fa niente per salvarci.
Ad ogni modo: mi alzo, mi sistemo, indosso come al solito il top e la gonna neri e infilo una molletta con un teschio tra i capelli, quindi afferro lo zaino e le cuffie, faccio rapidamente colazione ed esco di casa.
Casualmente, parte "La mia parte intollerante" di Caparezza: è in italiano, non ci capisco niente, ma mia zia mi ha spiegato cosa vuol dire in generale e mi associo molto a quello che dice.
Cammino fino all'entrata della scuola, dove trovo quel gruppo di ragazzi che se la prende sempre con me: Aaron, Brandon e Jason.
Il primo è il capobanda, gli altri due devono semplicemente andargli dietro perché altrimenti sanno di non avere un posto nel mondo e di conseguenza non si sentono a posto con sé stessi.
Sospiro e mi concentro sulla voce del cantante, che sta dicendo: "Cari professori miei, io vorrei / che in giro ci fossero meno bulli del cazzo e più gay", e sento che, anche se non so cosa stia dicendo, mi sento così.
<<Guarda chi si vede! Il ragazzo senza figura paterna!>> esclama Aaron, venendomi vicino.
<<Che cosa ti ascolti stavolta? I depressi con le vene tagliate che urlano?>> si aggiunge il secondo ragazzo sopra citato.
<<Ascolto le tue urla soffocate che risuoneranno in tutto l'inferno nel momento in cui ti farò rimpiangere di essere nato>> ribatto, passando oltre.
I ragazzi mi guardano, sconvolti dalla risposta che ho dato, e spalancano la bocca, seguendo con lo sguardo i miei spostamenti, incapaci di reagire.
Mi faccio i complimenti da solo, anzi, li faccio a mia zia: mi ha istruito proprio bene in fatto di "botta e risposta", e anche mia madre mi ha dato degli insegnamenti validi su questo argomento.
Stacco le cuffie nell'esatto momento in cui entro in classe e un attimo dopo vado a sedermi di fianco allx ragazzx (è non binary) alt, che veste pastel goth, Karen.
Non nego che mi piace, e non solo in modo platonico, infatti oggi credo di volermi dichiarare.
All'altro ragazzo, Winston, non intendo rivolgere la parola per il momento, per il semplice fatto che... boh, non lo so, non mi ispira.
Però sembra gentile e dovremmo ascoltare le stesse cose, credo, boh.
La lezione inizia e la prima cosa che facciamo è ricevere indietro le verifiche di latino della settimana scorsa... HO PRESO SETTE E MEZZO, LESGOSKI LESGO!!
Ok che magari non è un voto così alto, ma siccome non capisco niente di quella materia sono più che contento.
Stasera brindisi e discoteca, porca miseria, bisogna festeggiare!
Karen, come al solito, si accontenta del suo otto più, e non appena mi chiede com'è andata, sventolo davanti a lei il foglio e flexo il risultato che ambivo ad ottenere.
<<Bravo ragazzo!>> esclama, e mi accarezza la testa.
Arrossisco un po', ma lei sembra non accorgersi di questo, e continua.
<<Vi annuncio che questa volta il voto più alto - un nove meno - se l'è aggiudicato Winston Arc>> dichiara la professoressa, indicando con un movimento della testa il ragazzo, sorpreso.
<<Ooo! Arc, quello che si taglia le vene!>> commenta Aaron.
In effetti è vero, a Winston hanno diagnosticato la depressione due anni fa, da come ho capito, e la conferma di questo sono i tagli che gli ricoprono le braccia e le gambe.
Ma del resto, cosa vogliono saperne loro di queste cose, che puntualmente ritraggono come divertenti, e talvolta "fighe"...
Avere disturbi o malattie mentali non è una cosa bella, e le persone devono imparare a fare i conti con questa cosa.
Comunque, Winston ignora il commento e sorride, poi viene chiamato dall'insegnante e comincia a raccogliere le verifiche.
Le lascia sopra la cattedra e ritorna a sedersi al suo posto, collocato di fianco a un banco vuoto.
Dicono che sia vuoto da quando la scuola è stata aperta anni fa, e capisco perfettamente il motivo per cui Winston ha deciso di mettersi lì.
Sono passate tre ore ed è finalmente arrivato il momento dell'intervallo.
Questo può significare solo una cosa: mi siederò sul solito muretto con il cibo, la Monster e le cuffie, con 6arelyhuman, Odetari e Rebzyyx e nessuno che mi darà fastidio.
Ho praticamente finito di mangiare ed è appena partita "toxic" di 6arelyhuman, quando la gang di fighetti mi accerchia e inizia a guardarmi male.
Mi sono sentita strana in quel momento, era come se sapessi che quella faccenda sarebbe finita male.
<<Guarda che abbiamo visto come guardavi Arc prima>> commenta Brandon, fissandomi negli occhi e provocando in me uno strano senso di disagio.
<<Uh? Come?>> rispondo io, con aria di sfida.
<<Hahah, bimbo gay>> continua Jason, per poi strapparmi di mano il telefono e scorrere tutto l'elenco di canzoni che ho in playlist.
<<Anche se fossi gay la cosa non ti riguarderebbe>> commento, alzando un sopracciglio e squadrandolo da capo a piedi.
<<Tua madre>> ribatte.
Mamma mia, ragazzi, il miglior insulto della storia: "tua madre".
Ma poi, perché dovrebbe offendermi una frase del genere?
Questa generazione è strana: basti pensare che i ragazzi si mettono a ridere per un meme riguardante un cesso con dentro una testa...
<<Va bene, fanatici del cesso con la testa dentro>> ribatto.
Mi guardano tutti e tre come se avessi appena detto un'eresia, quindi si allontanano, indignati, rivolgendomi i peggiori insulti.
Winston, intanto, si è seduto di fianco a me e sta fissando in modo strano il taglierino, come se stesse valutando se usarlo o meno.
Estrae dalla tasca dei pantaloni qualcosa che ricorda vagamente un farmaco e lo manda giù, poi mette via il taglierino e mi si avvicina.
<<Ciao>> dice.
<<...ciao? Non ci siamo mai parlati, però mi fa piacere il fatto che ti sei avvicinato>> ammetto.
<<Bene, fa piacere anche a me>> dice, mentre ripone anche la confezione dei medicinali.
Non so cosa dire perché ho paura di metterlo a disagio.
<<Non fare caso a questi...sono medicinali che prendo a causa della depressione, e il taglierino... puoi solo immaginare per cosa lo uso>> spiega.
<<Non c'è nessun problema, Winston>> dico.
<<Però tu hai dei problemi, a proposito, e da come mi pare di capire... hm. È colpa di quei tre ragazzini, no?>>
<<Figurati se mi danno fastidio!>> esclamo, leggermente stizzito.
Winston mi guarda, ma il suo sguardo è qualcosa di... diverso.
Non so se mi spiego.
Però è come se lui avesse capito che è a causa loro se sto male, e glielo si legge semplicemente nello sguardo.
In qualche modo, è come se anche lui avesse sofferto per questo motivo, come se ci fosse effettivamente passato, ma non conoscendolo non posso stabilirlo con certezza.
<<Sai, ci sono passato anche io... e solo per il fatto che sono emo e gay sono minacce di morte continue>> spiega. <<E non sai cosa mi mandano su Voxtagram perché mi taglio e voglio costantemente buttarmi giù da un davanzale...>>
<<Mi dispiace, non te lo meriti. A proposito di Voxtagram, posso seguirti?>> balbetto, abbastanza incerto sulla possibile reazione da parte di Winston.
<<Sì. Sono _arcwinstonn tutto attaccato.>> dice, poi accende il telefono e mi fa vedere come è fatto il suo profilo. Nell'immagine di copertina è raffigurato lui con una lattina di Monster in mano, mentre indossa una maglietta con Gerard Way e delle catene che pendono dai pantaloni.
Lo seguo e due secondi dopo ha già ricambiato.
<<Life, puoi dirmi perché stai male?>> chiede, guardandomi negli occhi.
<<Cosa-... in che senso, perché sto male? Io sto benissimo, non capisco che intendi con questa domanda, io...>>
<<Invece, caro il mio Life, sai benissimo il motivo per cui stai male. L'ho capito anche io, sai?>> dichiara, avvicinandosi un po' a me.
<<E... quale sarebbe?>>
<<Prima ti spiegherò le ragioni della mia sofferenza, vale a dire il motivo per cui mi è stata diagnosticata la depressione.>>
Un attimo dopo, inizia a raccontare.
I miei genitori hanno sempre avuto dei problemi, problemi tra di loro: ricordo che sin dai primi anni delle mia vita litigavano e basta, non facevano altro; io mi limitavo ad osservarli, sperando sempre che prima o poi si sarebbero fermati, anche se quel momento non arrivava mai.
A un certo punto, non ho capito né come né perché, ma mio padre se ne andò, lasciando da soli me e mia madre.
Fu il periodo più difficile della mia vita: il suo atteggiamento nei miei confronti era cambiato radicalmente e da quando successe quello diventò una persona completamente diversa da quella che conoscevo io fino a poco prima.
Ha iniziato ad alzare la voce ogni volta che mi parlava, ad arrabbiarsi con me per qualunque cosa, a uscire con alcune amiche di cui avevo sempre ignorato l'esistenza... e il colpo di grazia arrivò chiaramente quando scoprì che sono gay.
Sembrava non esserci nessuna via di fuga per me... e preferirei non dirti che cosa ho fatto perché non abbiamo ancora molta confidenza, però ci proverò comunque.
Stavo malissimo, come ti ho detto, e per cercare di "rispondere" alla mia sofferenza ho ricorso alle soluzioni estreme: ho considerato il taglierino come un'opzione possibile, così come alla morte... se capisci cosa intendo...
Mi sentivo come se tutta quella storia fosse successa solo a causa mia, e che solo infliggendomi ulteriormente dolore o addirittura scomparendo la mia pena sarebbe stata scontata.
Andai avanti così per mesi, ma nessuno si accorgeva di niente... almeno, fino a quando un'amica di mia madre vide le mie braccia piene di tagli - ovviamente l'altra non si era accorta di niente - e, conoscendo anche la situazione in cui si trovava mia madre, decise che era il momento di prendere dei provvedimenti.
Ci portò entrambi da una dottoressa - all'epoca pensavo che si chiamasse così - che l'amica di mia madre chiamava "psichiatra", che fece alla mia genitrice delle analisi in più giorni, e alla fine stabilì che aveva una malattia chiamata "depressione".
Dopo alcune sedute posò lo sguardo su di me e notò i tagli sulle mie braccia.
<<Sei suo figlio?>> mi chiese, indicando con un movimento della testa mia madre.
<<Sì>> risposi, distogliendo lo sguardo.
Iniziò a visitare anche me e dopo qualche tempo stabilì che la depressione ce l'avevo anch'io - e ce l'ho tuttora.
Convivere con questa cosa è sempre stato difficile, sin da quando mi è stata diagnosticata: già mia madre non tollerava il fatto di averla, poi figuriamoci quando venne a sapere che anche io ne soffrivo...
Una mattina mi svegliai e non la trovai più in casa.
Così la chiamai e la cercai per tutto il Doomsday District, dove vivevo all'epoca, ma non la trovai.
Tornai a casa, disperato, e una volta lì trovai due demoni in giacca e cravatta, che mi portarono in un posto terribile chiamato "comunità".
Riuscii a scappare dopo tre mesi da quel posto infernale, dove non riuscivo a convivere con gli altri, non avevo la forza di alzarmi dal letto neanche per prendere i farmaci e tutto diventava una scusa buona per tagliarmi.
<<Allo stato attuale dove vivi, Winston?>> chiedo, incuriosito dalla sua storia tormentata e seriamente dispiaciuta per quello che gli è capitato.
<<Vivo presso la casa dei gestori di un Hot Topic qua vicino, e in cambio della loro ospitalità lavoro nel loro negozio. Chiaramente una parte dei guadagni la incasso io, ma è una roba minima...>> spiega.
<<Conosco un posto dove puoi venire allora. Mia madre e io ci siamo trasferiti lì, in quanto ha abbandonato il gruppo di rivoluzionari da lei fondato per rovesciare le 3V... non paghi niente e non sei obbligato a ottenere la redenzione, per questo è bello. Se vuoi ti ci por->> non riesco a finire la frase perché Winston mi ha preso le mani e ha iniziato a guardarmi negli occhi.
<<A te che è successo? So già del tuo passato, l'hai raccontato alla classe, o meglio, i professori l'hanno fatto... ma cosa ti fa soffrire ultimamente?>>
Non so cosa rispondere.
Non so come reagire di fronte a questo contatto fisico che Winston ha stabilito all'improvviso con me, non me l'aspettavo.
Non so se parlargli dei miei problemi, in fondo ci conosciamo da così poco tempo...
Ma prima che io gli dia un qualunque tipo di risposta, Winston comincia a cantare e inevitabilmente finisco per andargli dietro.
Loser, Baby - Life and Winston's Vent
WINSTON
Tu non stai bene ed hai le spalle contro il muro
Pare che tu abbia perso ogni speranza
Ti senti male e non sai come continuare
A stare in questa scuola del cazzo
Ti attaccano, e a momenti ti squartano
Però, ehi! Non sei da solo...
LIFE
In che senso?
WINSTON
Tu fai schifo, amore
Quanto fai schifo, amore
Perché sei
Incapace di reagire
Tu fai schifo quanto me!
LIFE
Grazie, stronzo infame!
WINSTON
Sei un emo, e sei queer
E ciò non gli sta bene!
Non sei in grado di integrarti
Ma io sono qui, con te
LIFE
E così stai cercando di rassicurarmi?
WINSTON
C'è stato un tempo in cui anche io ero come te
E ciò, lo sai, mi ha danneggiato
Però ho capito che non contano niente!
Degli insulti me ne sono fregato
LIFE
Se mia zia li sgama, poi chi la sentirà?
WINSTON
A quello ci si penserà!
Ma per il momento...
Facciamo schifo, amore
Che merda, e che orrore!
LIFE
Anche se sono introverso e chiuso?
WINSTON
A me va bene così!
LIFE
Faccio schifo, amore
E lo grido con passione
Perché qui al mio fianco ci sei tu
Che fai schifo, come me!
WINSTON
Tendo ad odiare tutto e tutti
LIFE
Ho i sentimenti già distrutti
Da alcune persone distanti...
WINSTON
Continua a cantare, Life, così!
LIFE
Non so più che cosa dire
Però ho problemi a non finire
WINSTON
Sappi che anche io sono così
LIFE E WINSTON
Ormai, a tutto questo, non c'è fine...
LIFE
Faccio schifo amore
WINSTON
Facciamo schifo, e questo è vero, ma se
LIFE E WINSTON
Se stiamo insieme
Forse, si sistemerà
WINSTON
È ora di abbandonare
Ciò che ti ha fatto star male
Sii te stesso
LIFE
Starai bene
WINSTON
Facendo schifo
LIFE E WINSTON
Quanto me...
Non voglio crederci, ma mentre intoniamo le ultime note - inevitabilmente tutti si sono messi a guardarci mentre cantavamo e ballavamo per il cortile - qualcosa mi dice che è il momento di agire, e così faccio.
Mi avvicino a Winston e lo bacio; lui arrossisce e mi guarda negli occhi godendosi un momento che non durerà per sempre.
Scommetto che questa è la prima volta anche per lui, che nessun altro prima di me abbia provato amore non platonico verso di lui, e sono stata così stupida da realizzarlo solo adesso.
<<I due stronzetti stanno cantando, cazzo!>> esclama il capobanda dei fighetti di turno, e prima che lui possa fare qualunque cosa succede un casino.
Winston mi afferra per il braccio e inizia a correre verso la nostra classe. Una volta lì, mi dice di raccogliere tutto il mio materiale e così faccio. Appena abbiamo terminato di prendere le nostre cose, Winston salta dalla finestra in quanto hanno bloccato le porte - siamo al piano terra, non c'è problema - e mi fa cenno di seguirlo.
Tutta la scuola è contro di noi e sembra in procinto di accerchiarci, ma noi siamo più veloci: scavalchiamo il cancello e iniziamo a correre più veloce e più lontano che possiamo, in quanto il nostro unico obiettivo è seminare i ragazzini e nasconderci in un qualche bar o qualcosa del genere.
Andiamo avanti a correre, ma purtroppo non otteniamo il risultato che speravamo: i tre ci stanno ancora inseguendo, e non sembrano intenzionati a lasciarci in pace.
Ci ritroviamo davanti alle porte dell'Hazbin Hotel, contro le quali inizio a tirare pugni freneticamente nel tentativo di farmi sentire da qualcuno.
Sento delle grida provenire da dentro, e pare proprio che mia zia e mia madre stiano litigando...
Non va bene, ma a questo penseremo dopo.
Winston sembra aver capito che è questo il posto che intendevo mostrargli, così inizia a cercare di aiutarmi nel mio tentativo di far capire a quelle due che stiamo aspettando di essere salvati.
Questo fino a quando Irony apre la porta, con un'aria leggermente incazzata - ripeto, leggermente -, quindi guarda prima noi e poi i ragazzini
<<Be', cosa succede? State cercando di buttare giù la porta?>> chiede, ma non riceve alcuna risposta.
Osserva ancora il gruppo di Aaron e sembra che abbia capito cos'è successo, difatti invita me e Winston ad entrare con tono rassicurante, e poi chiude la porta.
Io e il mio ragazzo ci appoggiamo a questa e la sentiamo urlare insulti e altre cose che non credo di poter riportare senza che qualcuno mi denunci, e non sappiamo se metterci a ridere o se spaventarci.
Dopo qualche minuto, Irony spalanca la porta e rientra in Hotel con passo quasi trionfale e si ferma a venti centimetri circa da Death.
<<Ricapitolando...>>
Non scopriremo subito quello che è successo tra me e mia sorella, contenti? :P comunque sono di nuovo Irony, se non si fosse capito, e ho finalmente ripreso il controllo sul mio spazio per scrivere e sfogarmi delle cose che mi capitano!
E nulla, arrivederci, vi ho voluto bene
spazio autrice
Da tre settimane non scrivo niente... scusate in primis per questo, mi farò perdonare pubblicando anche un altro capitolo nei prossimi giorni!
Voi state bene?
Ricordate che attendo ancora consigli per la playlist di questo libro :3
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