Parte 11
Era finalmente arrivato quel giorno. Aspettavo il mercoledì come un bimbo aspetta la notte di natale.. non vedevo l'ora.
Presi il cellulare e non appena lo accesi vi trovai un messaggio di Ashton con scritto: "buongiorno".
Spostai una ciocca di capelli che mi ricadeva in avanti oscurandomi la vista. Sorrisi vedendo quel messaggio, che mi faceva sentire le sue braccia così vicine, faceva arrivare la sua voce dritta al cuore.
"Buongiorno" risposi.
Mi facevo ancora novecento problemi su come rispondere a una semplice parola e quasi sempre finivo col ricambiare.
"Oggi non potrò stare tanto, ci sono stati problemi qui e dobbiamo simulare anche oggi."
"simulare? per qui cosa intendi? quali problemi?
"calma generale haha. Dobbiamo creare delle simulazioni di guerre civili o comunque attacchi da parte nemica. Per qui cosa intendo, sai bene che non posso dirti dove sono. E io problemi sono stati che c'è una seria guerra civile in corso, qui."
Il mio sorriso tramutò in un'espressione vuota in quel momento. Leggendo capivo il grande rischio che correvano lui, Jason e gli altri ragazzi a stare li, che poi non si sapeva neanche dov'era, li.
"Allora cerca di prestare attenzione. Ci sentiamo appena puoi Ash."
"A dopo Generale"
Gli era venuta questa fissa di chiamarmi così, come se fosse un nomignolo o qualcosa del genere.
Per quanto non fosse uno dei nomignoli più dolci, adoravo essere chiamata in quel modo. Sottolineava il fatto che per lui non ero solo Grace, ma anche qualcos'altro.
Mi sistemai per uscire di casa per andare a scuola, scesi sotto per fregarmi il mio solito biscotto che io definivo colazione per poi uscire ma mio padre mi fermò sullo stipite della porta.
-Grace oggi non vai a scuola. C'è una persona che vuole vederti.-
-Una persona che vuole vedermi? e chi sarebbe?-
-Vai a questo indirizzo e bussa dicendo di essere la figlia del signor Patter okay?-
Mi porse un foglietto con su scritto un indirizzo che stava a pochi isolati da noi.
Chi voleva vedermi con tanta urgenza? non avevo nemmeno l'idea di chi potesse essere.
Feci due passi a piedi arrivando fino alla via e numero civico stabiliti. Mi avvicinai alla porta della villetta, del tutto curata e suonai.
-Chi è?-
-S-sono la figlia del Signor Patter!- risposi
Ci fu qualche secondo di silenzio ma poi una donna grassottella con i capelli tutti bianchi mi aprì la porta.
-Entra cara-
Feci come mi era stato detto, tenevo la testa e lo sguardo bassi cercando di sembrare il più indiscreta possibile.
-Ti starai sicuramente chiedendo perché ti ho fatta venire qui. Tè?-
-Nono grazie.- risposi subito dopo agitando una delle due mani
Come penso ogni signora che ti offre del tè anche se gli dici no alla fine te lo versa, così rimasi in silenzio fingendo un sorriso mentre la bevanda scorreva dentro la tazza. Mi preoccupai di metterci dentro due cucchiaini di zucchero, giusto per renderlo bevibile. Poi iniziai a sorseggiarlo tanto per farla contenta.
-Sono preoccupata per Ashton.-
Deglutii pesantemente quel poco di tè che mi andò di traverso. Ashton? come lo conosceva? improvvisamente il tè divenne buono e la discussione interessante.
-Ashton?-
-Si. So che lo conosci, e so anche che non ti racconta tutto per come sta, dico bene?-
annuii semplicemente con la testa. Chi era quella donna?
-Lui vive lontano da qui Grace, si ostina a voler stare solo perché continua a dire che restando qui farebbe star male noi.-
-Scusi la domanda, non vorrei essere invadente ma.. Lei come conosce Ashton?-
-Oh è giusto che tu me lo chieda. Io sono la sua matrigna tesoro.-
Matrigna? ma che stava succedendo?
-Qualche anno fa, esattamente cinque anni fa anche Ashton come te venne iscritto all'istituto speciale di West Point. Lui sapeva già che scuola fosse grazie a suo zio Fletch, da dove prende il secondo nome. Lui si rifiutava di voler andare, di seguire le lezioni.. diceva che era diventato pericoloso anche fare solo quello..-
Continuai ad ascoltare la signora con curiosità. Stavo scoprendo cose del ragazzo ricciolino che non avrei mai saputo, o che almeno lui non mi avrebbe mai raccontato.
-Da piccolo Ashton era molto legato a suo zio. Non avendo mai avuto degli effettivi genitori, lo vedeva come un padre. Suo zio morì durante una delle numerose guerre civili in Russia, mentre era in servizio militare, e dal quel momento iniziò a vedere il mondo come un brutto posto. Non ha avuto una vita facile, signorina Patter.. Ma sembra proprio che la sua presenza gliela stia semplificando.-
-Come posso semplificargli la vita se di lui non so nulla? io adoro Ashton ma, ci sono cose di lui che non conosco. Questa storia ad esempio non la conoscevo.-
-Ashton da per scontato che la gente non debba soffrire, non a causa sua. Così inizia a raccontare solo i momenti felici della sua vita, ingigantendone i dettagli. Lui prima stava qui, ehm..-
-Grace.-
-Grace si, lui stava qui prima. Ha sempre vissuto qui. Poi quando iniziò a frequentare quella scuola, decise di andarsene..-
"-Non posso più restare mamma. Se resto sarà come se non ci sono, soltanto il primo anno si torna a casa dopo scuola! Non posso restare.-
-Tesoro ma anche quelle poche volte che sarai qui sarà stupendo-
-No mamma! Vi farei soltanto soffrire, perché non lo capisci?! Da adesso dovete fare finta che io non esista, non perché voglio dimenticarmi di voi ma.. non voglio che soffriate a causa mia.- aggiunse il ragazzo quasi in lacrime
-Fare questo lavoro.. significa portare onore all'unica persona che mi è seriamente stata accanto durante l'infanzia. E per quanto mi faccia schifo l'idea di doverlo fare, devo andarmene. Ho visto troppe volte le lacrime sul tuo viso mamma, non ne posso più di vederti così.-
-Tesoro..-
-Ti voglio bene. Questo è un dato di fatto ma, se per il vostro bene devo sparire, allora sparirò.-
-Ashton...-
-Addio, mamma.-"
Una piccola parte di me sentiva la tristezza, in quel momento. La signora che mi ritrovavo davanti aveva le lacrime agli occhi mentre ricordava la partenza di suo figlio. Abbassai lo sguardo assieme a tutta la felicità che avevo accumulato quel giorno, avevo scoperto un lato di Ashton così bello.. ma così triste allo stesso tempo.
-E' stato terribile. E' stato terribile vederlo andare via, perché io lo avevo cresciuto e lui se ne stava andando...- rispose la signora completamente immersa nelle sue stesse lacrime
-Avrei tanto voluto evitargli tutto questo.. Ma non ci sono riuscita. Perciò ti prego Grace, non andartene mai da lui.. non farlo mai andare via da te. Fai in modo che tu diventi la sua nuova casa, il suo riparo, la sua sicurezza.. Perché tesoro, il dolore che provo ogni singolo giorno da cinque anni a questa parte, non può capirlo nessuno. Lui vive solo nei miei ricordi Grace, solo nei miei ricordi.-
I singhiozzi del suo pianto riuscirono a penetrare fino nelle parti più nascoste del mio misero cuore, che in quel momento era diventato minuscolo per il dispiacere.
I suoi occhi erano colmi di tristezza, la sua voce era spenta e tremante.. non potevo vedere una persona ridotta così.
-Non sarò di sicuro la ragazza più dolce di questo mondo, la più bella o la più brava in ogni campo.. Ma gli giuro, sulla mia stessa vita, che suo figlio troverà una casa, la sicurezza che non ha mai avuto, l'amore che gli è stato tolto. Glielo prometto Signora Green, perché magari lei non lo sa ma credo che in futuro amerò suo figlio come lei lo ama da quando è nato.- risposi quasi in lacrime anch'io, cercando di donare un pizzico di speranza a quella povera donna
Non avrei potuto fare molto, rassicurarla come potevo e proteggere l'unico ragazzo che mi aveva fatto cadere ma che ogni giorno da quel giorno mi dava la spinta per rialzarmi.
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