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Parte 19

*5 Anni Dopo*


Col passare del tempo io ed Ashton ci eravamo resi conto che effettivamente di tempo non ne avevamo avuto mai.

Alexis aveva già 5 anni, e ci abbiamo provato a farglieli passare nel migliore dei modi, ma non credo che di poterli classificare proprio come migliori..

La bambina spesso stava con i nonni.. la mamma di Ashton e mio padre. Io dovetti trovarmi un lavoro, dovevo per forza per il bene della bambina, e della mia famiglia.

Iniziai a lavorare come fotografa, la paga non era altissima ma significava portare a casa qualcosa in più facendo quello che mi piaceva, e a me stava bene. Non essendo una famiglia numerosa non avevamo un grande bisogno di soldi.

Le cose col tempo peggiorarono però..

Mio padre fu dimesso dal suo odioso lavoro, e la mamma di Ashton lavoricchiava come donna delle pulizie prendendo una miseria. Dovevamo mantenere i nostri genitori con i nostri risparmi, e fu li che la vita iniziò a diventare complicata.

Al primo posto, come sempre però, c'era Alexis.

Ogni volta che qualcuno di noi racimolava qualcosa di soldi li spendeva per il bene della bambina.

A nessuno di noi quattro importava di come stavamo, personalmente preferivamo far star bene lei, facendo sacrifici.

Ashton col passare di questi cinque anni salì di carriera superando il posto di soldato, diventando generale. Per lui era fantastico, tanto meno per noi. Significava stare via il doppio del tempo, non esserci mai.

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-Tesoro ti ho portato..... il tè.- disse mio padre allargando parecchio le ultime parole della frase, vedendo le mie lacrime.

-Che succede Grace?-

-E' che.. lei sta crescendo e la nostra famiglia è un disastro.- dissi guardando Lexi e la mamma di Ash dalla finestra

-Ma la vostra famiglia non è un disastro tesoro.. avete tenuto duro per cinque lunghi anni, potete continuare ancora-

-E con cosa papà? con cosa? I soldi non ci bastano più, io sono sempre più spesso a lavoro.. Lexi sta crescendo senza genitori. Sia io che Ashton siamo sempre via.. ormai ha voi come punto di riferimento, siamo quasi diventati trasparenti per lei..-

-Ma cosa dici. Tu ti ritiri ogni sera alle 21.30 e ceni con noi, anche se sei stanca. Cerchi di esserci sempre per tua figlia Grace, e lei ti vuole bene anche se tu non lo vedi.-

Tirai su col naso più volte, continuando a guardare mia figlia attraverso il vetro. 

E se col tempo si dimenticasse di noi? Se tiene più ai suoi nonni, che ai suoi genitori?

Quella discussione con mio padre era così vuota. Non faceva ne bene ne male, era semplicemente vuota.

Scendemmo in giardino a giocare con la nonna e Lexi, lei corse verso noi due ma il primo che strinse fu il nonno. E anche in quel piccolo gesto riuscivo a vedere come mia figlia si stesse allontanando da me, come preferisse gli altri.

Io sorrisi, continuai a fingere di stare bene e di non avere preoccupazioni, come sempre.

Sotto questo punto di vista non era mai cambiato niente, da quando avevo 12 anni ad adesso fingevo di stare bene, non ho mai mostrato la vera me. Adesso più che mai dovevo nascondermi, un figlio è una grande responsabilità, e proprio da lui non puoi farti vedere debole.

Ashton sarebbe tornato la settimana successiva, ormai era venerdi, non vedevamo l'ora.

Sarebbe tornato di Martedi, nel serale, in modo da poter passare il restante mese assieme.

Tecnicamente nel mio lavoro era previsto come giorno libero il sabato, e non la domenica. Un po strano è vero, ma era il giorno perfetto per portare Lexi fuori a divertirci.

Quel sabato però, non fu uno dei soliti sabati..

Nella parte occidentale dell'america, un tornado, "Ventria" Spazzò via un'intera cittadina suscitando la curiosità di tutti. Fui costretta ad andare a lavoro anche quel giorno, nonostante la rabbia e la voglia di spaccare tutto.

Il sabato era l'unico giorno in cui riuscivo a non sentire Lexi così distante, e loro mi avevano tolto anche quello. 

Mio padre, per non farmi prendere così tanto di collera, decise di venirmi a riprendere assieme a Lexi alle 21:30, in modo che poi saremmo comunque usciti assieme a mangiare una pizza.

La bambina sorrise alla proposta del nonno e sorrisi anch'io. Mi stava bene se non meglio, poter comunque vedere la mia principessa.

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#Sms by Dad

21.25PM.

"Grace noi siamo qui fuori, sta diluviando quindi stai attenta quando esci. Siamo sul lato opposto della strada"

#Sms to Dad

21:34PM

"Sto arrivando."

Faceva un freddo assurdo, e si pioveva davvero forte li fuori. Il mondo sembrava essersi messo contro di me quel sabato, ogni cosa andava storta, anche a lavoro non era andato tutto per il meglio.

La stampante per le fotografie si era rotta, non dando più il colore nero.. che poi è uno dei colori più importanti per una stampante. Gli allegati, sempre a causa della stampante non erano stati stampati bene, così vennero buttati e se ne salvarono solo 62 su 5000 copie.

In sostanza, non era proprio giornata. 

Quando scesi le scale un fulmine illuminò la hall quasi come fosse una forte luce a led. Li fuori c'era l'inferno, e si sospettava che fosse stato causato dalla tempesta Ventria.

Quando uscii, forti raffiche di vento fecero svolazzare il mio vestito viola scuro verso destra.

Non appena Lexi mi vide, d'istinto aprì lo sportello per venirmi in contro.

La nebbia ricopriva ogni via dello stato del New York, e nel vedere la bambina scendere mi allarmai subito.

-LEXI RESTA FERMA DOVE SEI!!- Gli urlai per non fargli attraversare la strada.

Mio padre era rimasto chiuso in macchina, si vedeva da come si atteggiava dal finestrino cercando in ogni disperato modo di aprire lo sportello.

La bambina mi guardò ma continuò ad avanzare leggermente.

-LEXI NON MUOVERTI! ADESSO LA MAMMA VIENE LI OKAY?!!- Gli urlai ripetutamente

Non riuscivo neanche a vederla bene, così per velocizzarmi lasciai l'ombrello vicino le scale, anche se quest'ultimo dopo una manciata di secondi volò via. 

Mio padre si dimenava sempre di più in macchina, e per qualche momento non riuscivo a capire perchè.

Arrivai al centro della strada e per poco non scivolai per terra per via dell'asfalto bagnato. Cercai di non perdere l'equilibrio in quei pochi secondi, e non appena mi girai alla mia sinistra vidi due enormi e accecanti fari avvicinarsi.

Sgranai gli occhi, in pochi secondi mi tornò tutto in mente.

"-Grace fai attenzione ad attraversare.- ripeteva lei mentre tuoni e lampi risuonavano per la strada.

 Il marciapiede, come la strada era bagnato fradicio e l'unica cosa che riparava le nostre teste era un piccolo ombrello nero a pois bianchi.

 Mio padre era sul marciapiede opposto, era appena uscito da lavoro e ci fece cenno di attraversare per entrare in macchina, che stava proprio accanto a lui. 

 Il mio sguardo era rimasto incantato su una bottega, tutta illuminata da luci colorate che vendeva dolciumi o schifezze simili. Mia madre non si era accorta che, mentre lei iniziava ad attraversare la strada io ero rimasta ferma a guardare la vetrina di quello stupendo negozio. 

 Si fermò per qualche secondo notando che non ero vicino a lei, così subito mi chiese di raggiungerla.

 -Grace! Sbrigati vieni qui!-

 Sentendo la voce della mamma scattai immediatamente voltandomi verso la strada.

 Lei stava sulle strisce pedonali con una mano tesa verso di me. Feci una piccola corsa verso la donna per non bagnarmi troppo, poggiai un piede nella strada.. ma quando scesi dal marciapiede per andargli in contro.. 

 Due enormi fari illuminarono la strada, ormai buia per via dell'ora e delle fitte nuvole.. Mia madre non fece in tempo nemmeno a girarsi che l'auto gli arrivò contro.

 Fu un secondo, un fottuto millesimo di secondo. Non vidi neanche come gli arrivò addosso, trovai solo mia madre stesa a terra poco dopo.

 -mamma!!- iniziai ad urlare con la mia voce stridula correndo verso di lei

 -MAMMA!!- continuai sollevandogli la testa ma nessuna risposta da parte sua.

 Era morta sul colpo, un impatto troppo forte per sopravvivere."

Erano le esatte parole che avevo detto ad Ashton, passarono davanti ai miei occhi le scene mischiate di quel giorno, assieme al giorno in cui avevo raccontato tutto ad Ashton.

Presi un enorme sospiro di spavento, non ebbi neanche il tempo di spostarmi, che anche questa volta, come anni fa, la macchina mi arrivò addosso.

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