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Jenny ha insistito perché iniziassi questo "diario parallelo", dove registrare per lei ogni mia osservazione sulla missione. Dice che mi aiuterà a sentirmi meno solo, una volta su Apeiron.
Così eccoci qui, amore mio. Questo è per te.

Sulla Terra dovrebbero essere adesso le 21:18, a casa nostra.
Mi trovo ancora nell'orbita di Marte e ho appena finito di prepararmi per il sonno statico. Anche con i nuovi motori a distorsione quantica, la Genesis-1 impiegherà, secondo i calcoli, vent'anni terrestri, dieci all'andata e dieci per il ritorno.

Durante il viaggio, sarò sospeso in una capsula di stasi a criogel osmotico. Rallenterà il mio invecchiamento cellulare del 90%, così da preservare le mie capacità fisiche e mentali per quando metterò piede sul pianeta.

"Fantastico!", direbbe chiunque.
Lo direi anch'io.
Almeno all'inizio.

Poi arriva la consapevolezza. Fredda, silenziosa, inevitabile.
Quando tornerò, il tuo viso sarà segnato dal tempo, Jenny. I nostri migliori anni saranno già passati.
Nostra figlia sarà ormai adulta, forse madre a sua volta... e io non sarò stato lì. Non avrò visto i suoi passi, le sue vittorie, le sue sconfitte. Forse nemmeno mi riconoscerà.
E i miei genitori... chissà se potrò ancora rivederli.

È questo il prezzo?
È questo il sacrificio per la salvezza dell'umanità?
Un peso che porto io solo, da quel giorno in cui mi sono candidato.

Ma per cosa?
Per la gloria? L'onore?
Voglio essere un eroe a tal punto da sacrificare tutto ciò che ho?

No, non è la gloria che cerco. Quella che sento è solo responsabilità.
Sono l'uomo giusto per questa missione, e non posso tirarmi indietro.

Ma se Apeiron non fosse nemmeno abitabile?
Se tutto questo si rivelasse solo un'enorme illusione?

...

No, devo smettere di pensarci o rischio di perdere la testa ancor prima di partire.

Beh... chiudo qui questa prima voce del diario.
Tornerò a scrivere, Jenny. Promesso.