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Capitolo III

Cercai di distogliere i miei pensieri da quei ricordi che perseguitavano la mia vita da quattro anni.

Mio padre morì proprio in quell'inverno, nell'inverno dei miei 14 anni. E i ricordi felici che ho di lui, invadono la mia testa ogni volta, in ogni momento per loro è una buona occasione per distrarmi.

Scesi di sotto e notai che quasi tutti i ragazzi erano riuniti nella Hall della torre, mi chiedevo cosa stesse succedendo

-T-tu.. tutto bene?- cercai di domandare evitando di interrompere

-Si Arya tutto bene, stavamo formando le squadre di allenamento nei giorni successivi, ci sei anche tu nel programma.- Rispose sorridente Nat

-Cosa davvero?!- domandai tutta eccitata facendomi spazio tra di loro e sbriciando nel foglio che teneva in mano Steve

-I primi allenamenti con Nat.. Lunedì Martedì Mercoledì e... COSA?!- Quasi urlai tanto da attirare l'attenzione di tutti

-Qualcosa non va tesoro?- mi domandò Clint

-Io con quello non mi alleno!- risposi indicando col dito Pietro

Il destino mi voleva proprio male, per non parlare del Karma.

-Tesoro devi allenarti con lui Dal giovedì alla Domenica.. niente di che.-

-Niente di che? Sono solo 4 giorni alla settimana di fila!- Dissi per poi sbuffare e girarmi di spalle

Nel mentre Pietro roteò gli occhi al cielo e rimase con le braccia conserte, come se la cosa non lo toccasse minimamente

-Arya io..-

-No Steve, lasciala stare. Gli passerà nel giro di un'ora quando si renderà conto di quale grande opportunità abbia.- aggiunse Clint rassicurando il capitano

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-Allora, ricorda che tutti possono controllare la propria mente con o senza superpoteri.- Disse Wanda

Era mercoledì, e in quello specifico giorno avevo allenamento con lei

-Adesso io proverò ad entrare nella tua testa, tu dovrai cercare di respingermi.-

-Ma non so come fare io..-

-Ti verrà automatico per il dolore.-

-Cosa?!- domandai impaurita

-Adesso concentrati..- disse guardandomi attentamente

tutto d'un tratto sentii come un forte bruciore alla testa, tanto che mi misi ad urlare.

Sentivo l'energia di Wanda nella mia testa ma non riuscivo a respingerla, faceva davvero troppo male.

Vedevo le immagini, i ricordi con mio padre, la permanenza a casa di Clint, le prime cadute di quando ero bambina.. tutto frammentato

Nonostante questo mi inginocchiai davanti a Wanda per il dolore, sentivo la testa corrodersi da dentro.

-BASTA!- urlai poggiando le mani sul pavimento della palestra, e dopo poco Wanda staccò la connessione

Presi un enorme respiro che servì a poco, il dolore di prima era così lancinante da non permettermi ancora di alzarmi.

-Sei debole, il che significa che ci vuole davvero tanto allenamento con te. Di nuovo.- Disse lei guardandomi

-No aspetta!- risposi io a fatica alzando una mano verso di lei in segno di difesa

-Dammi solo il tempo di riprendermi..-

-Il tempo di riprenderti? E se un giorno dovessi incontrare un come me ma più folle cosa gli diresti? Il tempo di riprendermi? Rialzati.- disse lei aiutandomi con la sua magia

Mi mise in piedi ma io mi reggevo astento, era la prima volta che eseguivo un contatto simile, ed era davvero troppo forte.

Entrò nuovamente nella mia testa, io cominciai nuovamente ad urlare.

Ad un certo punto in essa si materializzò una scena di puro dolore, di guerra.

Uno scenario assurdo faceva da sfondo, una delle basi dello S.H.I.E.L.D era completamente distrutta e tutto intorno erano fiamme.

io stavo li, fermai immobile a non poter fare niente.. Clint che correva verso mio padre buttando il fucile a terra del tentativo di aiutarlo

"Prenditi cura di lei Clint, f-fallo per me." sussurrò, prima di morire..

Lo scenario iniziò a sfumare con la voce di Clint che gridava il nome di mio padre, James.

tutto d'un tratto ci ritrovammo in un ospedale, l'aria era fredda e desolata..come se non ci fosse più nessuno all'interno.

Ad un certo punta una porta si aprì, mia madre era sdraiata sul lettino, mio padre era accanto a lei che mi teneva per mano, avevo 4 anni...

"Cerca di non farle mancare niente James, non mollare mai con lei hai capito?" sussurrò a mio padre

La mia figura da bambina sembrava spaesata, non poteva capire cosa stesse succedendo.. poi l'incessante beep della frequenza cardiaca, che segnò anche la sua di morte.. fece finire ogni ricordo.

Wanda uscì dalla mia testa, ma io non stavo urlando, ero impassibile, come in coma.

Lei mi guardò quasi scioccata, e una lacrima rigò il suo volto.. non sapevo ancora bene perchè, magari un passato comune?

Lasciai al dubbio le mie risposte, poi caddi a terra svenuta, per via del troppo sforzo.

Mi svegliai nella mia stanza con Clint e Wanda vicino, entrambi avevano dei sorrisetti preoccupati sul volto quando mi svegliai, che sembrarono tranquillizzarsi man mano..

-Ei piccola spacca culi come stai?- domandò Clint sorridendo

-Meglio Grazie.- risposi sussurrando

Clint diede uno sguardo a Wanda, poi rispose con un semplice "Vi lascio sole" ed uscì dalla stanza.

-Mi dispiace tanto per oggi pomeriggio Arya, non avevo idea..-

-Fa nulla, non si può conoscere una persona prima ancora di conoscerla.- cercai di sdrammatizzare io

-Vedi, i miei genitori sono morti durante un bombardamento nel paese da cui provengo quindi.. entrambe non abbiamo i genitori, per questo mi sono sentita davvero molto in colpa.. mi dispiace tanto per i tuoi..-

-Dispiace anche a me, ma purtroppo non si può fare niente per cambiare il passato.-

Un velo di amarezza seguito da un tombale silenzio scesero nella stanza, dopo qualche minuto però Wanda uscì lasciandomi riposare.

Io tornai accanto alla finestra, pensando alle cose viste nel pomeriggio.. come sempre ero travolta dai miei pensieri, ma nel vetro riflesso nella mia stanza vidi la figura di Pietro, così mi voltai di scatto ma di lui neanche l'ombra.

Pensai di essermelo immaginato, ero troppo scossa per dare un senso a tutto in quel momento.. così  andai a farmi una doccia per rilassarmi, e dopo poco mi misi le prime quattro cose capitate sotto mano, e salì sul tetto.

Non era solo per l'allenamento, quei ricordi vagavano nella mia testa ormai e niente poteva toglierli.

Stavo seduta proprio sul bordo della terrazza, quasi come se l'idea di cadere non mi toccasse minimamente, quando invece era proprio il contrario

Guardavo le stelle nella speranza di distrarmi almeno un minimo, giocavo a contarle nonostante sapessi che era impossibile, e che di sicuro avrei contato sempre le stesse..

Ma poi quel momento fu spezzato dal rumore della porta, che si aprì senza un apparente ragione. Così mi bloccai e mi voltai per vedere chi fosse.

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