CAPITOLO VENTUNO
“Tutto se troppo fa male” lo dicono, eppure nessuno lo ascolta.
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Yoko's pov
Quando sei piccolo, le emozioni sembrano così facili.
“Ho fame”, “ lui mi piace “, “ sono triste”, “sono felice”... Queste sono le tue prime, e uniche, opzioni.
Crescendo, altre emozioni si aggiungono al pacchetto, emozioni che forse già conoscevi ma non sapevi di conoscere. La gelosia. Il disprezzo. L’estasi. Il terrore. L'odio. E ovviamente, l'amore.
Come potrebbe mancare, l'amore?
Non è solo di amore romantico che siamo parlando, ma è quello che in generale, tutti noi desideriamo più ardentemente.
Desideriamo amare. E essere amati. E nessuna delle due è semplice, purtroppo.
L'amore è bello… Ma l'amore fa soffrire, se non trattato nel modo giusto. Come qualsiasi emozione. Se ti fai una doccia calda, ti sentirai rilassato dopo. Ma se continui a fartela, ogni giorno, sempre più calda, sempre più bollente, fino a farti male da solo e non smetti, allora significa che la cosa ti sta sfuggendo di mano.
Tutto ha bisogno di un equilibrio. Né troppo, né troppo poco.
E spesso le persone non lo capiscono, pensano che sia così semplice amare, amarsi. Beh, invece è piuttosto complicato.
A volte hai semplicemente bisogno di… qualcuno. Che ti afferri e ti tiri fuori dalla doccia, via da quell'acqua calda bollente. Potrai tornarci, certo, ma prima hai bisogno di raffreddarti un po’.
Quel qualcuno, però, deve essere consapevole e forte. Deve aiutarti… e deve sapere aiutare anche sé stesso.
« E io ne sono in grado? »
Fu quella la prima cosa che pensai quando Anya bussò alla mia porta quel pomeriggio. Becky era con me. Stavo giusto cercando di nascondere le lacrime dopo quel fatidico abbraccio, cercando di sopportare il fatto che lei invece era calma e sembrava non essersi accorta di nulla, quando un altro problema, più grosso, si presentò alla porta.
« Volevo sapere quando inizieranno le prove. » disse la ragazza dai capelli color zucchero filato rosa in tono piatto entrando. Era chiaramente una bugia. Voleva sapere qualcosa su Damian… o forse semplicemente parlare. Stranamente non riuscii a capirlo.
« Non l'abbiamo ancora deciso. » rispose Becky con tono egualmente piatto ccanto a me. Nonostante tutto il casino, c'era ancora tensione tra le due. Avrebbero dovuto parlare, ma io in questo non c'entravo niente, e non mi sarei intromessa.
« Ti va di mangiare qualcosa? » le chiesi io in tono più caloroso, e lei senza dire niente annuí. Loro si sedettero al tavolo, e io andai a cercare qualcosa in cucina sentendo i loro sguardi come spille sulla mia schiena. Avevo la sensazione che nessuna delle tre stesse davvero bene, in effetti. Buffo, no? I nostri demoni sedevano tutti e tre a quel tavolo con noi, e forse non erano solo tre.
Neanche a dirlo, in quel momento il campanello suonò. Mentre Becky borbottava che casa mia era peggio di un motel, andai ad aprire. E beh, il resto lo sapete, no?
Essere l'amica psicologa, diciamocelo, non era esattamente il mio obbiettivo nella vita..
Anya's pov
Quando lo vidi, mi crollò il mondo addosso, e non per la prima volta.
Damian.
Di nuovo.
Ho già vissuto questa scena..
Però avevo promesso di comportarmi come se nulla fosse successo.
E io sono fedele alle promesse.
« Ciao » lo salutai con un sorriso falso, mentre Yoko accanto a me guardava dappertutto tranne che a me, con un'espressione di una che ha appena fatto outing per sbaglio al migliore amico gay « Ti trattieni molto? »
Damian mi guardò. Non si può certo dire che stesse… bene. Il dolore l'avevo visto, e lui ne era il ritratto. La sensazione che fosse colpa mia mi attraversò come una scarica elettrica, ma la scacciai. In fondo, avevo solo fatto la cosa giusta per il bene di entrambi.
Scosse la testa, forse aveva cercato di sembrare calmo, ma era chiaro che stava per scoppiare a piangere. « No. Me ne vado subito. » disse, e fece per andarsene davvero, ma Yoko gli afferrò il braccio e lo riportò sui suoi passi.
« Non se ne parla. Tu hai bisogno d'aiuto, e non dire che stai bene, perché no. Non ti credo. Resti qui. » disse con voce ferma.
Damian la guardò con gli occhi lucidi, e Yoko gli restituì uno sguardo che aveva un non so che di deciso. Quella fu la prima volta in mesi in cui mi chiesi cosa ci fosse tra loro due, ma non sembrava nulla più di amicizia. Erano migliori amici? Volevo disperatamente saperlo. Ma avevo messo la parola fine a qualsiasi cosa tra me e il secondogenito, ormai. Non mi riguardava. Non più.
« .. Capisco. Me ne vado io, immagino. » dissi, con una sensazione di amaro in bocca facendo per prendere la giacca dall'appendipanni più vicino.
« Oh, neanche per sogno! » disse Yoko parandosi davanti a me. La guardai leggermente confusa. Voleva davvero che rimanessi lì?
La ragazza sembrò quasi leggermi nella mente.
« No, non è quello che intendo. Aspettate un'attimo, arrivo. » disse, e sparì.
Non la capirò mai.
Sospirai e concentrai la mia attenzione ora sul selciato del giardino della grande villa. Aveva dei bei sassi. Cioè, non che i sassi possano essere tanto belli, ma avrei fatto di tutto pur di non guardare lui negli occhi.
Fortunatamente dopo pochi minuti Yoko ricomparí con un pezzetto di carta in mano. Me lo porse.
Dopo un secondo mi resi conto che era un biglietto da visita di una psicologa. Sgranai gli occhi e aprii la bocca per dire qualcosa, ma lei me la parò con il palmo della mano.
« Vacci. » mi disse, con lo stesso tono fermo che aveva usato prima con Damian. E non so né come né perché, ma la mia testa annuí e la mia bocca sussurrò in tono flebile: « V-va bene. »
Gradirei cortesemente capire cosa diavolo è appena successo, grazie.
Yoko sorrise, mi fece pat pat sulla spalla e mi diede un inaspettato abbraccio. E io capii che dovevo andare.
Mentre camminavo verso casa, mi rimirai il biglietto tra le mani come se fosse fatto d'oro. Sentivo una strana sensazione nello stomaco, ma non era il solito grumo di dolore. Forse era speranza.
Risi. Ero davvero una stupida.
E questo, era stupido. Assolutamente stupido.
Perché dovrei andarci?
Era stupido, sì.
E non avrebbe funzionato.
Tuttavia, in tutto il tragitto per casa, non feci che sorridere.
Yoko's pov
Guardai Anya allontanarsi e sorrisi dolcemente. Sentivo di aver fatto la cosa giusta. Sentivo che se mi fossi ostinata ad aiutare anche lei avrebbe potuto essere troppo. Inoltre Io non ero la persona giusta per lei in questo momento.
Non voglio scottarmi sotto l'acqua bollente. È già successo, e non succederà mai più.
Riportai il mio sguardo su Damian, e gli feci cenno di entrare. Becky lo salutò senza staccare gli occhi dal telefono e bofonchiò qualcosa del tipo:« Questo posto è seriamente peggio d'un motel », io ridacchiai e lo feci sedere sul divano.
« Ti vedo provato » esordii « Vuoi un bicchiere d'acqua? » chiesi, lui annuí.
Andai in cucina, e lo lasciai solo per pochi minuti. Mi fermai ad osservare le piccole gocce d'acqua che cadevano fuori dal bicchiere e creavano un rumore flebile, simile alla pioggia che si schianta sui vetri delle automobili.
Erano così piccole, certe cose.
Minuscole… quasi invisibili se comparate al resto del mondo.
Eppure, le cose più piccole, avevano i problemi più grandi.
« Tieni… » gli dissi tornando in salotto, e gli porsi il bicchiere. Lo prese senza guardarmi negli occhi, e io aggiunsi: « … Damian. »
La mia voce fuoriuscì in un tono abbastanza urgente, senza volerlo. Il ragazzo dai capelli corvini alzò la testa di scatto, e mi ritrovai ad osservare i suoi occhi.
« Damian. » ripetei « … basta. »
Fece un'espressione confusa « Cosa.. »
« Tutto se è troppo fa male. » affermai senza emozioni.
Il suo sguardo mi guardò in cerca di una spiegazione più dettagliata.
Ma aveva capito benissimo cosa volevo dire.
Damian's pov.
“Tutto se è troppo fa male”
Buffo come sei parole possano cambiarti la vita.
Aprirti a cose che dentro di te sapevi già, ma che non avevi mai voluto accettare veramente.
Mi passai una mano fra i capelli in modo nervoso, e la guardai.
Intendeva davvero quello che io intendevo?
Yoko annuí, senza che dovessi chiederglielo.
E non c'era tanto bisogno di parole, ma dovetti dirlo ad alta voce per farlo sembrare reale.
« Anya è troppo. »
Yoko abbassò lo sguardo, ma annuí.
« Ho bisogno di tempo. » aggiunsi.
Non me l'aveva detto lei.. Mi aveva tirato fuori, con un solo sguardo, parole che avevo sempre avuto lì, su di me. Nella bocca. Nei capelli. Nelle scarpe. Sulla pelle.
« L'amore se è troppo fa male » dissi, e sentii una fitta che mi trafiggeva la spina dorsale, come una pugnalata. E, come se mi avessero davvero colpito, mi chinai su sé stesso, e mi tenni la pancia. Faceva male.
« Hai bisogno di un po’ di acqua fredda. » disse Yoko, ma sembrò che fosse lontana miglia e miglia e la sua voce risuonò distante.
Acqua fredda? Cosa intende?
« È finita» mormorai dopo un secondo o due, tuttavia la sentii scuotere la testa.
« No, non è mai finita finché non scrivi tu la parola fine sul copione. » mi prese delicatamente il mento e lo alzò, facendo in modo che ci guardassimo negli occhi.
E poi disse.
« Starai meglio, te lo prometto. »
E questa volta, per la prima volta, non sembrava una bugia.
« Starò meglio. » sussurrai. A me stesso? A lei? Non lo sapevo, e non lo avrei mai saputo.
« Starai meglio. » ripetè lei.
Sentii una sensazione calda che si diffondeva nel petto.
L'amicizia aveva un sapore diverso dall'amore.
« Starò meglio. Quando? » feci l'errore di chiedere.
Yoko non abbassò lo sguardo, ma i suoi occhi presero una piega triste, malinconica.
« Non lo so. » sussurrò.
Era ovvio che non lo sapeva. Come avrebbe potuto saperlo?
Decisi di accontentarmi di quella mezza utopia, almeno per il momento.
Poi mi accorsi che mi aveva abbracciato. Feci un mezzo sorriso, e ricambiai l'abbraccio. Appoggiai la testa sulla sua spalla. Era una sensazione davvero diversa dall'amore, ma molto bella. Mi piaceva. Mi sentivo al sicuro. Non mi ero mai sentito così al sicuro in vita mia.
« Starai meglio, » disse lei dopo un po’ ancora. Più lo diceva, più volevo crederci.
« E lei starà meglio. » aggiunse.
« E starete insieme. »
Era come se avesse scritto quelle parole sulla pietra. Per un attimo sembrarono vere, realizzabili. Forse lo erano. Chissà.
« Sí. » risposi.
Dicono che se ci credi si avvera…
Becky's pov - due ore dopo.
Il soffitto di Yoko era pieno di stelle.
Certi dicono che le stanze rispecchiano il loro proprietario. Non avevo mai creduto molto a queste cose, ma chissà perché, da quando quell’ asiatica dai capelli scuri era entrata nella mia vita, tutto era cambiato.
Persino io.
Erano passati solo pochi mesi, ma sembravano decenni.
Prima il corso di fotografia dove si erano rivisti Anya e Damian.. Poi Yoko, Anya e Damian, Anya e Damian, Anya e Damian, e i loro problemi.
“Anya e Damian” non più “Anya e Becky”.
Mi mancava.
Volevo dimenticare tutti i nostri conflitti, spazzarli via, ricominciare da capo. Ma il passato non ti lascia mai in pace, e prima o poi, devi farci i conti.
Quindi, tanto vale non provare a spazzare via il dolore.
Anche se… spazzarlo via è sempre meglio che annegarci dentro.
« A cosa pensi? » chiese improvvisamente Yoko, sdraiata sul letto accanto a me. Aveva in mano una di quelle stelle, che ormai si stavano staccando dal soffitto. Le avevo detto che se voleva potevo aiutarla a riattaccarle, ma aveva risposto in tono vago che preferiva che se ne andassero, da sole, con il loro tempo.
Perché niente dura per sempre. E non puoi fare finta che uno specchio rotto sia ancora funzionante. Certe cose devi lasciarle andare.
Avevo annuito. Era complicata. E mi piaceva che lo fosse.
« A nulla. » risposi.
Yoko non mi guardò.
« Non si può pensare al nulla. È impossibile. »
Aveva ragione.
« Alle stelle. » risposi allora, e un senso di stanchezza mi pervase in tutto il corpo. Chiusi leggermente gli occhi mentre il sole che entrava dalla sua finestra mi riscaldava il volto, illuminando i miei tratti.
Yoko rimase in silenzio.
« Già. Anche io. » rispose dopo un po’. La sua voce risuonò flebile.
Il vento muoveva le tende della sua stanza, facendole ondeggiare leggermente. Un'altra stella si staccò, e volteggiò nell'aria fino ad atterrare sulla mia testa.
La presi in mano, e la tenni davanti a me, guardando la sua superficie illuminata dal sole.
E mi ritrovai a sperare.
Che certe stelle possano ancora brillare, dopo tutto quello che hanno passato…
…… … … … … … … … … … … … … … … … ….
Ciao<3
Non c'è molto da dire oggi.
Alla prossima <3
-Momo
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